Scopri cosa sono e come si leggono
Con il termine giapponese “manga” si indicano i fumetti originari del Giappone;
nel Paese del Sol Levante, invece, questa parola indica qualsiasi tipo
di fumetto, indipendentemente dalle tematiche e dalla nazionalità di
origine. I manga rappresentano uno dei pilastri dell’industria
editoriale giapponese perché, a partire dagli anni ’50, hanno dato vita a
un business milionario la cui fortuna continua ancora oggi, grazie al
successo ottenuto in tutto il mondo.
Storia del fumetto giapponese
Letteralmente, il termine “manga” in giapponese significa “immagine veloce”
o “immagine in movimento”. Questa parola ebbe origine alla fine del
XVIII secolo grazie ad alcuni libri illustrati pubblicati nel 1798; in
seguito, il termine fu utilizzato dal famoso artista giapponese Hokusai che nel 1814 pubblicò gli “Hokusai manga”, indicando così la sua raccolta di immagini. Il termine, però, entrò nel lessico comune solo molti anni dopo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i manga divennero strumenti di
propaganda. In seguito, furono influenzati dai fumetti e dai cartoni
animati occidentali e si trasformarono in un nuovo prodotto, una
tipologia di fumetto molto particolare. L’opera che può essere
considerata il primo manga della storia è stata pubblicata nel 1947 con il titolo “Shin Takarajima” (La nuova isola del tesoro): l’autore è Osamu Tezuka, definito come il vero padre dei manga dagli appassionati del genere.
Cosa sono i manga
I manga sono dunque i fumetti giapponesi moderni, molto diversi dai fumetti occidentali per molti aspetti. Innanzitutto, in Giappone vengono pubblicati prima in grossi albi
stampati in bianco e nero, in ciascuno dei quali vengono raccolte
storie diverse. In base al gradimento del pubblico, queste storie
vengono poi ristampate e si trasformano in albi monografici in più volumi di formato tascabile, detti tankobon.
Nell’analizzare come sono fatti i manga, non si possono poi citare alcune peculiarità fondamentali:
- L’impaginazione: è diversa rispetto ai fumetti
classici. I manga presentano solitamente pagine più larghe che possono
essere di tre formati: B6 (12,5x18 centimetri), A5 (15x21 centimetri) e
B5 (18x25 centimetri), queste ultime due utilizzate soprattutto per
edizioni particolari.
- L’assenza di colori: a differenza dei fumetti occidentali, quasi tutti i manga giapponesi sono in bianco e nero, fatta eccezione per la copertina e qualche eventuale inserzione. In compenso, si utilizzano giochi di ombre e sfumature dei quali i cosiddetti “mangaka”, ossia gli autori, sono dei veri e propri maestri.
- Lo stile dei disegni: in genere, i personaggi dei manga sono disegnati con occhi grandi,
nasi piccoli, teste tondeggianti, corporature non molto realistiche e
muscoli poco accentuati, caratteristiche che fanno pensare che i manga
siano destinati a un pubblico infantile, anche se in realtà non è
affatto così. Esistono, tuttavia, stili diversi e in molte opere i disegnatori prediligono tratti più realistici.
Come si leggono i manga
Un’altra differenza fondamentale tra il fumetto giapponese e quello che conosciamo noi è il senso della lettura. I manga, infatti, si leggono al contrario rispetto ai fumetti occidentali: si parte dall’ultima pagina, con la rilegatura a destra, e il senso di lettura delle vignette procede da destra verso sinistra, ma sempre dall’alto verso il basso. In origine, le vignette erano disposte verticalmente, ma poi gli editori hanno introdotto la disposizione orizzontale.
Per i non esperti a questo punto una domanda nasce spontanea: perché i
manga si leggono al contrario? La risposta è molto semplice:
innanzitutto per mantenere la disposizione delle tavole esattamente come nell’edizione originale, traducendo dunque solo le vignette; poi perché in Giappone tutti i fumetti sono rilegati a destra, in quanto in giapponese si scrive dall’alto verso il basso e il senso di lettura va da destra a sinistra.
In quasi tutte le edizioni occidentali dei manga, dunque, si è deciso di
mantenere l’impostazione originale che inizialmente può confondere il
lettore; tuttavia, di solito i fumetti presentano anche le istruzioni
per leggere le storie correttamente e, dopo l’impatto iniziale, si fa
facilmente l’abitudine.
Tipologie di manga
In Giappone i manga si sono evoluti in tantissimi generi diversi, molti dei quali hanno avuto un enorme successo anche all’estero. In generale, i manga possono narrare storie fantastiche e magiche, storie di avventura, possono essere ambientati nel passato, nel presente o nel futuro e possono essere drammatici o comici,
offrendo dunque al pubblico una vasta gamma di storie diverse tra le
quali scegliere. Tra i vari filoni esistenti, i più importanti sono i
seguenti:
- Shoujo: trattano storie romantiche spesso
ambientate in ambito scolastico o con tratti fantastici e il target è il
pubblico femminile adolescenziale;
- Shounen: è l’equivalente dedicato al pubblico maschile adolescenziale, con temi di azione o avventura;
- Seinen: è un genere più cupo e indirizzato a un pubblico adulto;
- Josei: il target sono le donne adulte in quanto tratta temi legati al loro mondo, come la famiglia e il lavoro;
- Manga per adulti: esistono poi dei filoni d’amore destinati a un pubblico esclusivamente adulto.
Anime e manga: quali sono le differenze?
Anime e manga non sono la stessa cosa: i manga, come abbiamo visto, sono i fumetti giapponesi; gli anime, invece, sono i cartoni animati giapponesi, spesso tratti proprio dai manga.
Il termine “anime” significa, appunto, “animazione”: negli anni ’70 con questo termine i giapponesi iniziarono a identificare le serie televisive animate, non solo quelle nate dai manga, ma anche quelle straniere o quelle nate in altri ambiti, ad esempio dai videogiochi, come nel caso dei Pokémon.
In molti Paesi, tra i quali anche l’Italia, il pubblico ha scoperto i
manga proprio grazie al successo delle serie animate. Tra i manga più
celebri trasformati in anime ci sono Dragon Ball, Lady Oscar, Sailor Moon, One Piece, Jeeg Robot d’Acciaio, oppure Naruto.