lunedì 28 ottobre 2024

La storia dello Stadio di San Siro


Lo Stadio San Siro è uno dei simboli del calcio italiano ed è noto in tutto il mondo per la sua grandiosità. Lo stadio di Milano, infatti, deve la sua popolarità principalmente alla sua imponente struttura, più volte ampliata. Ripercorriamo, quindi, la storia dello stadio Meazza, scoprendo le curiosità che lo riguardano.


La costruzione dello Stadio di San Siro

La storia dello Stadio di San Siro è iniziata nel 1925 quando, l’allora Presidente del Milan, Piero Pirelli, decise di dotare il suo club di un nuovo impianto per ospitare le partite in casa. Il progetto fu affidato agli architetti Ulisse Stacchini, già noto per aver disegnato la Stazione Centrale di Milano, e Alberto Cugini.

Il nome dello stadio deriva dalla zona in cui si decise di costruirlo, ovvero il quartiere San Siro, chiamato così per l’antica Chiesa di San Siro alla Vepra. Il quartiere non fu scelto a caso: in quegli anni, infatti, l’area era ormai diventata il centro sportivo del capoluogo lombardo, grazie alla presenza degli ippodromi.

I lavori per il nuovo impianto sportivo, costati circa 5 milioni di lire dell’epoca, iniziarono il 1° agosto del 1925 e proseguirono per un anno: il risultato fu uno stadio all’inglese composto da quattro tribune indipendenti in cemento armato, di cui una sola coperta, con una capienza massima di 35.000 spettatori.

Lo Stadio di San Siro a Milano fu dunque inaugurato il 19 settembre del 1926 con il derby Milan-Inter, un’amichevole nella quale i nerazzurri si imposero sui padroni di casa per 6 a 3.


Il primo ampliamento dello Stadio San Siro negli anni Trenta

Nel 1935 il Comune di Milano acquistò l’impianto sportivo e decise subito di ampliarlo, affidando il progetto all’architetto Mario Perlasca e all’ingegnere Giuseppe Bertera. I lavori iniziarono nel settembre del 1937 e durarono quasi due anni: le tribune vennero allungate e furono create quattro curve di raccordo per eliminare gli stacchi tra gli spalti, così da creare una gradinata unica che aumentò la capienza fino a 55.000 posti. In quell’occasione, furono ristrutturati anche gli ingressi e gli spazi dedicati agli atleti. Lo stadio così rinnovato fu inaugurato il 13 maggio del 1939 con un’amichevole tra Italia e Inghilterra, terminata con un pareggio.

In seguito, per un periodo il Milan lasciò lo Stadio San Siro e si trasferì all’Arena Civica, dove giocava l’Inter, perché questo impianto presentava un terreno migliore in inverno. Tuttavia, poiché il fabbricato di epoca napoleonica fu sottoposto a vincolo di tutela dei beni culturali impedendo così lavori di ampliamento, nel 1947 sia il Milan che l’Inter si trasferirono definitivamente a San Siro.


Il secondo ampliamento negli anni Cinquanta

Negli anni successivi il Comune di Milano decise di effettuare un secondo ampliamento dello Stadio San Siro. I lavori furono affidati nel 1953 all’architetto Armando Ronca e all’ingegnere Ferruccio Calzolari: il progetto, costato circa 750 milioni di lire e realizzato in 500 giorni, ha portato alla costruzione di una struttura in calcestruzzo per sostenere un secondo anello di gradinate e all’aggiunta delle rampe portanti elicoidali lungo il perimetro esterno per consentire ai tifosi di raggiungere i vari piani. A quel punto lo stadio era dotato di un primo anello suddiviso in settori numerati e un secondo anello “popolare”, scoperto e senza alcuna divisione. Durante i lavori lo stadio restò sempre parzialmente agibile e continuò quindi a ospitare regolarmente le partite. Con l’ampliamento, l’impianto raggiunse una capienza di 100.000 posti, poi ridotti per motivi di sicurezza a 85.000, dei quali 60.000 a sedere. Lo stadio fu riaperto il 5 settembre 1955 con l’amichevole tra Milan e Dinamo Mosca, che vinse per 4 a 1. Nel 1957 venne poi ultimata la realizzazione dell’impianto di illuminazione notturna e, negli anni successivi, fu istallato anche il tabellone luminoso elettronico.


Lo Stadio Meazza e l’ampliamento degli anni Novanta

Nel 1980 lo Stadio San Siro divenne lo Stadio Giuseppe Meazza: l’impianto, infatti, fu intitolato al grande giocatore milanese che militò sia nell’Inter che nel Milan, diventando anche due volte Campione del Mondo con la Nazionale.

Nel 1990 furono proprio i Mondiali a spingere il Comune di Milano a dare il via a una nuova fase di lavori, per rinnovare e ampliare la struttura, oltre che per garantire una maggiore sicurezza. Il progetto fu affidato agli architetti Giancarlo Ragazzi ed Enrico Hoffer e agli ingegneri Leo Finizi ed Edoardo Nova: il team ideò una nuova sopraelevazione, sostenuta da 11 torri cilindriche addossate alla struttura esistente, per realizzare così il terzo anello e raggiungere una capienza di 85.700 posti. Il progetto comprese anche la costruzione di una copertura per le tribune con delle travi reticolari rosse sostenute dalle torri agli angoli dell’impianto. Anche in questo caso, lo stadio continuò a essere parzialmente utilizzato durante i lavori, per poi riaprire ufficialmente il 25 aprile del 1990, con la finale di Coppa Italia tra Milan e Juventus, vinta dai bianconeri.


Lo Stadio di Milano oggi: i record

Oggi lo Stadio Mezza è gestito da M-I Stadio S.r.l, una società compartecipata da Milan e Inter: dopo dei brevi lavori di riqualificazione effettuati nel 2008 per adeguare la struttura alla normativa Uefa, attualmente la struttura ha una capienza di circa 80.000 posti a sedere e per questo è il più capiente d’Italia, oltre che uno dei venti più grandi a livello internazionale. Indicato nel 2009 dal Times come secondo stadio più bello del mondo dopo il Westfalenstadion di Dortmund, lo Stadio di San Siro detiene un importante record: è, infatti, anche stadio più titolato del mondo, grazie ai numerosi trofei presenti nei palmarès dei rossoneri e dei nerazzurri.

Per la maestosità della sua struttura, per la sua storia e per aver ospitato importanti eventi calcistici, lo Stadio San Siro è soprannominato “la Scala del calcio”, in riferimento al celebre teatro milanese. Nonostante sia principalmente utilizzato per le partite di calcio, oggi l’impianto ospita anche altri eventi sportivi e soprattutto eventi musicali: negli anni tantissimi grandi artisti si sono esibiti in questa struttura, da Bob Marley, che fu il primo nel 1980, fino a Carlos Santana, Bob Dylan, Bruce Springsteen e David Bowie.

lunedì 21 ottobre 2024

Gli animali Disney più famosi e amati dei cartoni animati

 

Nella storia della Disney sono davvero tanti i personaggi che hanno conquistato il pubblico. Oltre a Topolino e ai protagonisti dei fumetti e oltre alle principesse, i personaggi dei film di animazione che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo sono gli animali Disney. Scopriamo quali sono i più amati, ricordando le pellicole che li hanno resi famosi.


I cani protagonisti animali delle storie Disney

Tra gli animali della Disney protagonisti delle tante storie che ancora oggi appassionano grandi e piccini, ci sono tanti simpatici cagnolini. Il primo è certamente Pluto, il fedele amico di Topolino, suo compagno in tante avventure: comparso per la prima volta come prototipo nel cortometraggio “Fuga di Topolino” del 1930, il cane ha esordito ufficialmente nel 1931, nel cartone “Topolino a caccia”. È uno dei pochi animali Disney a non avere caratteristiche antropomorfe, ossia non parla e si comporta in tutto e per tutto da cane, anche se le sue espressioni sono state accentuate per avvicinarlo di più agli umani.

Altri due cani della Disney famosissimi sono i protagonisti di “Lilli e il vagabondo”, film del 1955: è la storia d’amore tra Lilli, una cagnolina di razza cocker che vive in una famiglia borghese, e Biagio, un meticcio randagio. Dopo varie peripezie, i due cresceranno insieme i loro cuccioli.

Nel 1961 è poi uscito “La carica dei cento e uno”, altro film d’animazione passato alla storia che vede come protagonisti due cani di razza dalmata, Pongo e Peggy, la cui cucciolata viene presa di mira dalla perfida Crudelia De Mon, una donna ricca appassionata di pellicce che vorrebbe utilizzare la pelle dei cuccioli proprio per farne dei capi di abbigliamento.


I gatti della Disney

Tra gli animali della Disney ci sono poi anche diversi felini. I più famosi sono probabilmente i protagonisti de “Gli Aristogatti”, fortunato film del 1970 che racconta la storia di una famiglia di gatti di una ricca cantante lirica parigina. I felini vengono nominati eredi della signora e per questo motivo finiscono nel mirino del maggiordomo Edgar che decide di eliminarli, essendo l’erede successivo. I gatti si salvano grazie all’aiuto di Romeo, un micio di strada che vive sui tetti della città.

Molto famosi nel mondo Disney sono anche Lucifero, il dispettoso gatto della matrigna di Cenerentola e Figaro, il gatto di Geppetto che viene inghiottito insieme a lui dalla balena nel film “Pinocchio”.


Gli animali selvatici nei cartoni animati Disney

I personaggi Disney che abbiamo visto finora sono animali domestici. Nei cartoni del colosso americano, però, sono tanti anche i protagonisti rappresentati da animali selvatici. Vediamo quali sono.


L’elefantino Dumbo

Dumbo” è il celebre film del 1941 che ha fatto commuovere intere generazioni. Il protagonista è un elefantino che vive in un circo e diventa bersaglio di scherzi e sberleffi a causa delle sue grandi orecchie. Per difenderlo, sua madre finisce in gabbia e la scena della loro separazione è una delle più struggenti della storia dei cartoni animati. Dopo varie peripezie, però, alla fine i due si riuniranno.


Il cerbiatto Bambi

Bambi è il nome del cerbiatto protagonista dell’omonimo film uscito nel 1942: il piccolo, per diventare un cervo forte e coraggioso, dovrà affrontare tante difficoltà, tra le quali la morte della madre, una cerva uccisa da un cacciatore. Nella storia ci sono anche altri protagonisti animali, ovvero i due amici di Bambi, Tamburino, un coniglietto dal naso rosa e Fiore, una simpatica moffetta, poi un gufo, una talpa e un rospo.


Gli animaletti Disney del film Robin Hood

Nel 1973 la Disney ha prodotto un altro film entrato nella storia dei cartoni, ovvero “Robin Hood”, la versione animata della celebre leggenda del ladro che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Tutti i personaggi della pellicola sono degli animali antropomorfi: Robin Hood e Lady Marian sono due volpi, lo Sceriffo di Nottingham è un lupo, il Principe Giovanni è un leone e il suo consigliere Sir Biss è un serpente. Tra i personaggi secondari troviamo, invece, il tasso Fra Tuck, l’orso Little John, la gallina Lady Cocca, il coniglietto Saetta e il cane di razza bloodhound Otto.


Gli animali Disney de “Il libro della Giungla”

Basato sull’omonimo romanzo di Kipling, il film Disney “Il libro della giungla” è uscito nel 1967 e narra la storia di Mowgli, un orfano che viene allevato dagli animali della giungla indiana. A trovarlo in una cesta, all’interno di una canoa distrutta, è Bagheera, una pantera nera che lo porta da Raksha, una lupa che ha appena dato alla luce la sua cucciolata e che accetta di prendersi cura del bambino, insieme al suo compagno Rama. Tra gli altri personaggi ci sono l’orso Baloo, l’orango Re Luigi, il pitone Kaa e la terribile tigre Shere Khan.


Il Re Leone

Il Re Leone” è un altro capolavoro Disney: uscito nel 1994 e diventato subito un successo, questo film vede come protagonisti un branco di leoni in Africa. Il personaggio principale è Simba, un leoncino destinato a diventare re della giungla: per riuscirci, però, dovrà affrontare molte difficoltà e vendicare la morte di suo padre Mufasa, ucciso dallo zio Scar. Oltre ai leoni, di questo cartone si ricordano anche altri animali, come il mandrillo Rafiki, lo sciamano delle Terre del Branco, e poi il suricato Timon e il facocero Pumbaa, i quali insegnano al giovane Simba la filosofia dell’Hakuna Matata, ossia della vita “senza pensieri”.

La Disney ha continuato a produrre film con protagonisti degli animali che hanno conquistato il pubblico, come ad esempio, in tempi più recenti, il cane Bolt o gli animali di Zootropolis.

domenica 13 ottobre 2024

I personaggi di Diabolik

Al cinema è da poco uscito “Diabolik, chi sei?”, il terzo film della saga diretta dai fratelli Manetti basata sul fumetto creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962. Questi recenti pellicole hanno riacceso l’interesse verso l’intricato e misterioso universo di questo genio del crimine e verso la serie di fumetti. Il suo mondo è ricco di protagonisti interessanti e affascinanti, ciascuno con le proprie peculiarità. Scopriamo quindi insieme quali sono i principali personaggi di Diabolik, le figure che hanno contribuito al successo di questa storia e che rendono ogni episodio coinvolgente per il lettore.


I protagonisti dell’universo di Diabolik

In 60 anni di pubblicazione e centinaia di albi, i personaggi di Diabolik sono veramente tanti. La maggior parte di loro sono comparsi solo una volta in determinati episodi, per poi scomparire per sempre o ricomparire in altri numeri negli anni successivi, magari per rivelare segreti del passato o per cercare vendetta per un torto subito tempo prima. Tuttavia, ci sono alcuni personaggi che fanno parte a pieno titolo del mondo di Diabolik e che sono costanti in tutti i fumetti o quasi. Vediamoli nel dettaglio.


Diabolik

Diabolik è ovviamente il protagonista della storia, un ladro intelligente e abile, oltre che un assassino spietato che riesce sempre a ottenere ciò che vuole, organizzando dei piani criminali nei minimi dettagli. Proprio nel numero 5 del 1968 intitolato “Diabolik, chi sei?”, quello sul quale è basato l’ultimo film dei Manetti Bros, vengono svelate le origini del personaggio: si scopre, così, che era un orfano sopravvissuto a un naufragio e che venne ritrovato su un’isola abitata da pescatori e da una banda di malviventi. Questi ultimi, per motivi ignoti, decidono di tenerlo con loro e di allevarlo, facendolo diventare un abile criminale.


Elizabeth Gay

Nel fumetto di Diabolik il primo tra i personaggi femminili a comparire è Elizabeth Gay: è una bella ragazza dagli occhi viola che lavora come infermiera in una clinica psichiatrica e che si innamora di Diabolik, non conoscendo la sua vera identità. Il ladro, infatti, si presenta a lei come il conte Walter Dorian e la conquista. La loro storia, però, dura poco tempo: solo due numeri dopo, infatti, compare Eva Kant e così Elizabeth esce di scena. Dopo aver scoperto la vera identità del suo fidanzato, la giovane viene manipolata dallo stesso Diabolik e condotta quasi alla follia.


Eva Kant

Come spiegarono le stesse sorelle Giussani, Elizabeth Gay non era adatta per essere la compagna di un criminale come Diabolik perché era troppo diversa da lui. Per questa ragione, nella vita del protagonista entra ben presto un’altra donna, di nome Eva Kant. Si tratta di una donna bionda, bellissima, elegante e di origine nobile che, con il suo fascino misterioso e la sua intelligenza, conquista subito lo spietato ladro. Ma come si sono incontrati Diabolik ed Eva Kant? Il primo incontro avviene nel terzo numero del fumetto, uscito nel 1963 con il titolo “L’arresto di Diabolik”: il ladro, in realtà, in quel momento è ancora fidanzato con Elizabeth, ma resta folgorato dalla bellezza di Eva che, a sua volta, viene conquistata dal fascino del criminale. I due iniziano così una relazione basata su una grande complicità: Eva, infatti, abbraccia lo stile di vita del fidanzato e diventa la sua fedele compagna nelle sue imprese.


Ginko

Diabolik e Ginko sono acerrimi nemici, sin dal primo numero del fumetto. Ginko è l’ispettore di polizia incaricato di catturare il ladro e di sventarne i piani criminosi. Arrestare il genio del crimine diventa lo scopo della sua vita e per raggiungerlo è disposto a tutto. Ginko è un poliziotto intelligente e riesce a elaborare delle strategie contro il suo nemico che spesso si rivelano vincenti. Tuttavia, si tratta sempre di successi effimeri, in quanto alla fine Diabolik riesce sempre ad avere la meglio.


Altea di Vallenberg

Altea di Vallenberg è una donna bellissima e aristocratica, vedova del duca Federico di Vallenberg. La sua prima comparsa nel fumetto è datata 1964, nell’albo 22 intitolato “Il grande ricatto”. In questo episodio la donna incontra per la prima volta l’ispettore Ginko, del quale si innamora. Tra i due nasce così una relazione che inizialmente rimane segreta; Altea diventa la confidente del poliziotto e spesso è costretta a scendere a compromessi con Diabolik pur di salvare il suo amato, anche se condivide con lui il desiderio di vedere il criminale dietro le sbarre.


Gustavo Garian

Gustavo Garian è un giovane dell’alta società, vittima di Diabolik. Il criminale, infatti, ha ucciso suo padre e alcuni suoi parenti e poi ha fatto impazzire la madre per entrare in possesso del suo patrimonio. Il ladro avrebbe ucciso anche Gustavo, se il giovane non fosse stato salvato da Ginko. Questo episodio crea un legame di forte amicizia tra i due: Gustavo diventa così una sorta di assistente del poliziotto, condividendo con lui l’odio per Diabolik e il desiderio di catturarlo una volta per tutte. Gustavo è presente sin dal primo numero del fumetto, ma poi scomparirà dalle scene per alcuni anni, ricomparendo di tanto in tanto in alcuni albi.


I personaggi secondari di Diabolik

Oltre ai protagonisti principali che abbiamo visto, nei fumetti di Diabolik ci sono anche alcuni personaggi secondari che hanno però un ruolo importante nell’intreccio per diverse ragioni. Ecco quali sono.


King

King è un personaggio che compare nei fumetti solo attraverso i flashback di Diabolik. Tramite questi racconti del passato si scopre che King era il capo di un’organizzazione malavitosa molto potente che abitava in un’isola sperduta nell’oceano. È proprio la sua banda ad accogliere Diabolik quando era ancora in fasce e ad allevarlo. Dopo una serie di eventi, Diabolik e King arrivano però a uno scontro in cui il boss ha la peggio.


Il Generale Fabio Von Waller

Il Generale Fabio Von Waller è lo zio di Altea, dalla quale viene soprannominato “il generale volpone” per le sue abilità strategiche a livello militare. L’uomo appare per la prima volta nel numero intitolato “Nelle mani della giustizia” e, in seguito, tornerà più volte nella storia, assumendo un ruolo spesso fondamentale.


Clara

Clara è la fidanzata di Gustavo Garian e compare per la prima volta nel numero “Il nemico ritrovato”, per poi ricomparire in alcuni numeri successivi.


Gianna

Gianna è una ladra che compare per la prima volta nel numero “Professione ladra”. In prigione conosce Eva Kant e tra le due nasce subito un’amicizia: in seguito, Gianna sarà spesso d’aiuto per salvare Diabolik dall’arresto.


Bettina

Comparsa per la prima volta nel numero “Angoscia”, Bettina è una bambina orfana di madre che viene sorpresa da Diabolik nel suo rifugio: il ladro sta per ucciderla, ma quando si accorge che si tratta solo di una bambina, la risparmia. La piccola riesce ben presto a conquistare l’affetto del ladro e della sua compagna Eva. In futuro ricomparirà nella storia: ormai adolescente, Bettina tradirà Diabolik per cercare di salvare il suo fidanzato. Il ladro scoprirà il suo piano ma deciderà comunque di aiutarla, in quanto ancora molto affezionato a lei.


Alberto Floriani

Alberto Floriani è uno psichiatra che lavora nella clinica dove viene ricoverata Elizabeth Gay, dopo lo shock subito a causa di Diabolik. Il dottore si innamora della ragazza e in seguito i due si sposano, ma l’ombra del ladro tornerà a perseguitarli.

domenica 6 ottobre 2024

I 10 modelli Ferrari che hanno scritto la storia della rossa

Il marchio Ferrari è un simbolo italiano riconosciuto in tutto il mondo: la storia della scuderia fondata da Enzo Ferrari nel 1898 è ricca di traguardi e successi, sia su strada che in pista. In tutti questi anni, sono stati davvero tanti i modelli della Ferrari che sono diventati iconici e che hanno segnato la storia del brand e delle auto italiane in generale.

Ma quanti modelli di Ferrari esistono? Tra il 1948 e il 2013 la casa di Maranello ha realizzato 114 modelli per l’uso stradale. Scopriamo insieme quali sono i 10 modelli Ferrari più famosi di sempre.

La Ferrari 125 S del 1947

La Ferrari 125 S è il primo dei modelli storici: si tratta, infatti, della prima automobile con il marchio Ferrari della storia. Costruita nel 1947, uscì in due diverse versioni: spider monoposto con V12.15 da 90 CV, e biposto da competizione con lo stesso propulsore, con 118 CV e una potenza massima di 210 km/h. Il motore di questo modello divenne poi la base per la 125 F1, la prima monoposto dedicata al torneo iridato.


La Ferrari 250 GTO del 1962

Il modello della Ferrari 250 GTO è considerato iconico da tutti gli appassionati: fu prodotto in soli 36 esemplari tra il 1962 e il 1964 ed è certamente anche per questo che alcuni modelli venduti all’asta in tempi recenti hanno battuto ogni record, con cifre da capogiro. Questa vettura vinse diverse gare, arricchendo così il palmarès della scuderia; fu costruita con un motore V12 da 3 litri con una capacità di 300 cavalli e una potenza di 100 cv/litro che poteva regalare alte prestazioni. La sigla GTO vuole dire “Gran Turismo Omologata” ed è poi stata utilizzata in seguito anche per altri modelli.


La Ferrari 250 GT California del 1962

Tra i modelli storici della Ferrari da citare c’è sicuramente anche la mitica 250 GT California del 1962, l’automobile grazie alla quale il cavallino rampante è riuscito a conquistare il mercato americano, affermandosi ben presto come veicolo non solo sportivo, ma anche di lusso. Quest’auto è dotata di motore 3 litri V12 con una potenza tra i 240 e i 280 cavalli, a seconda delle versioni.

La Ferrari 365 GTB/4 Daytona del 1968


La Ferrari 365 GTB/4 Daytona è un modello uscito nel 1968, l’ultimo con motore anteriore prima del passaggio a quello posteriore centrale che è stato utilizzato fino agli anni ’90. Dotata di un motore V12 con una capacità di 350 CV, questa vettura deve il suo soprannome alla 24 Ore di Daytona, gara in cui seppe farsi valere.


La Ferrari Dino 206 GT del 1969

La serie della Ferrari Dino prodotta tra il 1967 e il 1969 è tra le più amate di sempre. Il modello 206 GT, in particolare, è passato alla storia per il suo motore V6, un esemplare unico nella storia della casa di Maranello. Questo modello, inoltre, fu anche il primo con il motore posteriore centrale.


La Ferrari 512 BB del 1976

Il modello della Ferrari 512 BB è un vero e proprio simbolo degli anni Settanta, dalla linea inconfondibile con un design nuovo, con l’aggiunta di due fasce laterali e i fari arancioni. La linea BB è stata creata per sostituire le 365 GTB/4 Daytona ed è diventata ben presto il modello di punta di quegli anni, con un motore V12 a 180°.


La Ferrari Testarossa del 1984

Il modello Ferrari Testarossa è entrato nella storia, con il suo design innovativo con il cofano basso, le prese d’aria laterali e i fari a scomparsa tra gli elementi più caratteristici. Lanciata nel 1984, questa vettura aveva un motore a 12 cilindri centrale, con 390 cavalli che le permetteva di raggiungere i 290 km/h. Il nome sembrerebbe essere stato ispirato dalla 250 Testa Rossa, una barca del 1957 le cui testate del motore furono colorate di rosso.


La Ferrari F40 del 1987

Quello della Ferrari F40 è stato l’ultimo modello che Enzo Ferrari ha visto realizzare. È una delle auto più iconiche della casa di Maranello, grazie al suo motore a 8 cilindri, i suoi 478 cavalli e la velocità massima da record pari a 324 km/h, oltre al suo design unico, ispirato alla Formula 1, con un alettone posteriore e tre scarichi centrali. È stata lanciata nel 1987 per celebrare i 40 anni della Ferrari.


La Ferrari F355 del 1994

Il modello della Ferrari F355 è il simbolo degli anni ’90: disponibile in tre versioni (coupé, targa e spider), montava un motore centrale posteriore a 8 cilindri e presentava diverse novità tecniche che hanno contribuito a lanciare il brand verso le nuove sfide degli anni 2000.


La Ferrari 458 del 2009

Tra i vari modelli di Ferrari del terzo millennio, la 458 lanciata nel 2009 è forse la più iconica, grazie alle migliorie tecniche per quanto riguarda le prestazioni e l’elettronica. Disponibile in quattro versioni (Italia, Spider, Speciale e Speciale A), è stata l’ultimo esempio del motore V8 con capacità di 570 cavalli. È stata prodotta fino al 2015 e poi sostituita dalla 488 GTB.

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