lunedì 1 luglio 2024

I principali tipi di fumetti esistenti

 

I fumetti nascono come strumento di satira, poi sono diventati storie illustrate principalmente per ragazzi, fino a trasformarsi in un fenomeno editoriale molto diversificato. Proprio come nella letteratura, anche i comics o fumetti comprendono un’ampia varietà di generi e sottogeneri, ciascuno dei quali presenta caratteristiche diverse e ben definite e può rivolgersi a un determinato target di pubblico, utilizzando un linguaggio specifico. Vediamo quindi una breve panoramica dei principali tipi di fumetti esistenti e dei titoli più famosi per ciascun genere.

La categoria di fumetti dei supereroi

I supereroi sono personaggi dei fumetti che hanno, però, di fatto definito un genere a sé stante: è un tipo di fumetto per eccellenza che è nato negli Stati Uniti e poi si è diffuso in tutto il mondo. La caratteristica principale di questo filone è proprio il protagonista di ciascuna serie: di solito è una persona dotata di poteri e abilità sovrumane, oltre che di armi e armature magiche o tecnologiche, la quale, proprio in virtù di queste sue peculiarità straordinarie, è chiamata a difendere i più deboli o, in generale, la Terra da vari nemici. In genere, i supereroi sono affiancati anche da un aiutante e hanno alle spalle una storia particolare che influirà sulla loro vita. Il protagonista di questi fumetti è, dunque, una figura carismatica con una forte personalità; questo genere si distingue anche per l’espressività delle illustrazioni e la forza dei dialoghi. I personaggi Marvel sono probabilmente i protagonisti dei fumetti più famosi, ma in questo genere troviamo tante altre icone, come Superman, Batman e tanti altri.

I fumetti d’avventura e azione

Al contrario degli esempi di fumetti con i supereroi citati, in quelli di avventura o azione i protagonisti sono persone ordinarie che, però, a causa di particolari eventi, si trovano a vivere esperienze fuori dal comune. Questi personaggi, dunque, non possiedono particolari abilità ma affrontano ogni situazione semplicemente con coraggio e una buona dose di intuito. Tra gli esempi più famosi di questo genere possiamo citare fumetti di vario tipo ma tutti basati sull’azione, come le avventure dell’esploratore Indiana Jones, quelle del pirata Corto Maltese, oppure quelle criminali di Diabolik.

I fumetti western

I fumetti western sono nati negli Stati Uniti ma si sono diffusi rapidamente anche in Europa e persino in Giappone. In Italia sono particolarmente apprezzati e, non a caso, uno dei fumetti western più famosi di sempre è Tex, ideato da Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948 e in corso ancora oggi. Questi fumetti in genere sono ambientati alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti, in particolare nei territori occidentali, nell’epoca nota come quella del Far West, ossia il periodo delle esplorazioni delle sconfinate terre di frontiera e dell’occupazione delle stesse da parte di americani e immigrati bianchi, a discapito dei nativi del luogo. Ambientati in cittadine, appunto, di frontiera, ranch e deserti, questi fumetti vedono come protagonisti cowboy, ranger, pistoleri, fuorilegge e nativi americani. Tra i più famosi esempi di questo filone, citiamo il celeberrimo Billy di Kid pubblicato dalla Charlton Comics e il francese Blueberry.

I fumetti horror

Come suggerisce il nome, i fumetti horror raccontano storie dell’orrore, basate su elementi sovrannaturali, con creature spaventose come zombie, mostri, vampiri e demoni, che agiscono in ambientazioni dark e suscitano emozioni di paura. Un capolavoro di questo genere è certamente il fumetto italiano Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo che prova a svelare i misteri legati a queste raccapriccianti creature.

I fumetti fantasy

La categoria dei fumetti fantasy comprende serie in cui i protagonisti sono fate, elfi, maghi e creature mitologiche e dotate di poteri magici; ne è un esempio Conan il Barbaro, serie ispirata ai racconti di Howard. Oltre a quelli fantasy, esistono poi i fumetti di fantasia, che raccontano le vicende che accadono in luoghi immaginari e hanno come protagonisti personaggi non umani ma antropomorfi, come ad esempio Topolino.

I fumetti comici-umoristici

Come anticipato, i fumetti sono nati come satira e, in realtà, questo genere è sopravvissuto a tutti quelli che sono nati dopo e continua ancora oggi, nelle strisce satiriche si possono trovare in giornali e riviste oppure in vere e proprie serie di fumetti umoristici, la cui caratteristica principale, appunto, è lo humor che viene espresso attraverso il linguaggio o la presenza di situazioni paradossali e divertenti. Questa categoria può racchiudere vari tipi di storie che vanno ad intrecciarsi con altri generi, dal poliziesco fino alla fantascienza, con personaggi umani oppure animali. Alcuni esempi famosi sono Lupo Alberto e Snoopy.

I manga giapponesi

I manga giapponesi, pur racchiudendo diversi tipi di fumetti, rappresentano una categoria a parte, in quanto si differenziano dai classici fumetti anche per l’impaginazione, l’assenza di colori e lo stile dei disegni. I manga possono trattare storie fantastiche o magiche, storie di avventura, storie romantiche e anche storie di fantascienza, dove i protagonisti sono robot, alieni o creature magiche. Tra i manga più famosi ci sono, ad esempio, Naruto, Dragon Ball, One Piece, Lady Oscar, Sailor Moon e Jeeg Robot d’Acciaio.

lunedì 24 giugno 2024

I robot di Star Wars

 

Quella di Star Wars è forse la saga di fantascienza più famosa e amata: la lunga serie di film ideata da George Lucas ha conquistato un vastissimo pubblico di generazioni diverse e, ancora oggi, continua ad appassionare milioni di fan in tutto il mondo. Oltre che all’avvincente storia, il merito di tutto questo successo è da attribuirsi anche ai personaggi, alle loro caratteristiche e alle loro imprese che hanno saputo catturare l’interesse del pubblico.

Oltre ai classici personaggi umani, però, ci sono anche molti robot in Star Wars: alcuni di questi droidi, nel tempo, sono diventati delle vere e proprie icone, dei cult nel mondo del cinema e non solo, anche in quello del collezionismo. Scopriamo insieme quali sono i robot più famosi di Star Wars, le loro caratteristiche principali e il ruolo che hanno nella storia.

I robot di Star Wars: i nomi dei droidi “buoni”

Come accade per quelli umani, anche tra i personaggi robot di Star Wars ci sono quelli buoni e quelli cattivi. Alcuni di questi sono comparsi più volte nella saga e, in alcuni casi, nella versione in italiano sono stati chiamati in modo diverso. In generale, però, il nome di un robot di Star Wars consiste in un breve codice alfanumerico. Vediamo ora quali sono i robot che combattono per il bene.

I robot più amati di Star Wars: R2-D2 e BB-8

R2-D2 è il nome di uno dei più famosi robot di Star Wars. Nella prima versione italiana del film, però, si chiamava C1-P8. Il suo ruolo è quello di servitore della famiglia Skywalker, alla quale è sempre fedele. Non ha una forma umanoide: è alto poco meno di un metro e ha la testa a cupola. È molto abile come co-pilota e come meccanico di navi spaziali, oltre a essere un discreto combattente. Nel settimo episodio della saga, intitolato “Il risveglio della Forza” e nei successivi episodi del sequel (“Il ritorno dello Jedi” e “Gli ultimi Jedi”), usciti ben 30 anni dopo i primi film, R2-D2 è stato affiancato da un droide più “giovane” chiamato BB-8. Questo piccolo robot astromeccanico ha il ruolo di affiancare Poe Dameron, il leader della Resistenza che combatte contro i nemici che vorrebbero il ritorno dell’Impero Galattico.

I droidi di Star Wars: C3PO

C-3PO (chiamato D-3BO nella versione italiana della trilogia originale) è un altro famosissimo droide umanoide ed è l’unico, insieme a R2-D2, a essere comparso in tutti gli episodi di Star Wars. Costruito da Anakin Skywalker, questo robot conosce sei milioni di linguaggi diversi e questa sua abilità, insieme a spiccate doti comunicative, lo aiuta a svolgere al meglio il ruolo di mediatore. Pur non essendo propenso alle avventure, C-3PO si trova costretto a partecipare sempre a tutte le battaglie più importanti della storia.

Il robot degli spin-off: K-2SO

K-2SO è un droide che compare per la prima volta nello spin-off intitolato “Rogue One: A Star Wars Story” uscito nel 2016. È un robot molto imponente di forma umanoide ed è anche molto espressivo perché, a differenza degli altri, è stato creato come personaggio virtuale attraverso la tecnica cinematografica chiamata motion capture, grazie alla quale è possibile riprodurre i movimenti e le espressioni umane tramite dei sensori attaccati al corpo di un attore, in questo caso Alan Tudyk, artista che ha prestato anche la voce a questo robot nella versione originale. K-2SO è un droide della sicurezza imperiale che però poi viene riprogrammato e diventa così un fedele compagno dell’Alleanza.

I robot di Star Wars: i nomi dei droidi “cattivi”

Se K-2SO è passato dalla parte dei buoni, la stessa cosa non si può dire di altri droidi che, invece, hanno sempre fatto parte dei nemici. Vediamo quali sono.

Grievous, il robot stratega

Grievous è il nome di uno dei droidi più cattivi e potenti di Star Wars. È un abile stratega e per questo ricoprire il ruolo di generale dell’armata della “Confederazione dei Sistemi Indipendenti”. Grazie a lui, il suo esercito riesce a ottenere molte vittorie contro le forze difensive della Repubblica Galattica. Ha un carattere spietato che lo porta a essere un vero e proprio cacciatore di Jedi, che per questa ragione lo temono. Alla fine, però, anche lui dovrà arrendersi, sconfitto in duello da Obi-Wan Kenobi.

Gli altri droidi malvagi

In Star Wars ci sono poi tantissimi altri robot malvagi che sostengono il Lato Oscuro. È il caso, ad esempio, dei robot umanoidi da battaglia che combattono insieme ai Sith: non sono intelligenti, in quanto sono stati programmati solo per obbedire ciecamente agli ordini impartiti e, tra l’altro, sono stati costruiti con materiali scadenti e dotati di scarse abilità di combattimento. Gli OOM-9, invece, sono sempre droidi da battaglia ma dotati di un’intelligenza superiore rispetto agli altri, fattore che spesso può dar loro un ruolo determinante nella storia.

I droidi medici di Star Wars

Tra le varie categorie di droidi della saga di Star Wars, meritano una menzione i cosiddetti droidi medici: si tratta, in sostanza, di robot in grado di “curare” altri robot, ossia di ripararli quando vengono danneggiati, ad esempio in battaglia. I droidi medici possiedono un enorme database che include le caratteristiche di tutte le tipologie di robot: questa immensa conoscenza consente loro di poter aggiustare, quindi, qualsiasi droide. Tuttavia, anche i droidi medici possono presentare dei difetti di programmazione che potrebbero compromettere il buon esito dei loro interventi.


I robot sono solo alcuni dei tantissimi personaggi di Star Wars, amati ancora oggi da milioni di fan. Proprio a loro sono dedicati i numerosi giocattoli e gadget che raffigurano gli eroi della saga. Se anche tu sei un fan di questa incredibile storia di fantascienza, colleziona tutti i Funko Pop sul tema! Vai in edicola e ordina, ad esempio, il Funko | Pop! Star Wars - The Mandalorian 585, il Funko | Pop! Star Wars - Purge Trooper 533 - Limited Edition, il Funko | Pop! Star Wars - Darth Vader 01 o il Funko | Pop! Star Wars - The Mandalorian Boba Fett 462! Questi Funko Pop! sono fantastiche riproduzioni in miniatura dei tuoi robot Star Wars preferiti, forniti in una scatola da esposizione con fronte trasparente, alti 9 cm.

lunedì 17 giugno 2024

Gli album dei Queen che hanno scritto la storia

 

Nella loro carriera iniziata nel 1970, i Queen hanno pubblicato tantissimi album che hanno segnato la storia della musica. La leggendaria band di Freddie Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon ha collezionato una lunga serie di successi e di record, diventando di fatto uno dei più grandi gruppi rock di sempre. Ripercorriamo la loro storia attraverso gli album più famosi e amati dai fan.

Quanti dischi hanno venduto i Queen?

Dagli anni ’70 a oggi i Queen hanno venduto oltre 300 milioni di dischi in tutto il mondo: questa cifra da record ha fatto diventare quella di Freddie Mercury la seconda band di maggior successo di tutti i tempi dopo i Beatles, oltre che la sesta tra gli artisti che hanno venduto più dischi nella storia della musica.

In totale, i Queen hanno pubblicato 15 album in studio, 10 album dal vivo, 17 raccolte e 3 colonne sonore. Con questi capolavori, la band ha scalato le classifiche mondiali, restando spesso in vetta per molto tempo e stabilendo vari record: secondo il Guinness dei primati, ad esempio, i Queen sono rimasti nelle classifiche musicali britanniche più a lungo di qualsiasi altro musicista, con ben 2.530 settimane totali. Ma questo è solo uno dei tanti record raggiunti dal gruppo: “Bohemian Rhapsody”, ad esempio, è stato indicato come il miglior brano di tutti i tempi, oltre a essere diventato il brano più riprodotto in streaming in assoluto. Secondo un sondaggio condotto da Sony Music nel 2005, invece, i brani “We Will Rock You” e “We Are The Champions” sono i più popolari del mondo.

L’album dei Queen più venduto: il Greatest Hits

Con circa 30 milioni di copie vendute, delle quali oltre 7 solo nel Regno Unito, la raccolta “Greatest Hits I” dei Queen è ad oggi l’album più venduto della band, oltre a quello più venduto di sempre in Gran Bretagna dopo “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles. Pubblicata nel 1981, è la prima raccolta dei Queen e include i brani più famosi pubblicati tra il 1974 e il 1981. Il “Greatest Hits I” è rimasto al primo posto nelle classifiche per 4 settimane nell’anno di pubblicazione, per poi rimanere per oltre 900 settimane nelle prime 100 posizioni.

Nel 1991, invece, i Queen hanno pubblicato il “Greatest Hits II”, una seconda raccolta contenente i brani più famosi pubblicati tra il 1981 e il 1991. Con oltre 10 milioni di copie complessive, i due Greatest Hits sono i due album più venduti di sempre nel Regno Unito: con questo record, i Queen risultano essere gli unici artisti ad avere due album nella classifica dei dischi più venduti in Gran Bretagna. Lo stesso risultato finora è stato ottenuto solo da Michael Jackson con i due album cult “Thriller” e “Bad”.

Gli altri album dei Queen

Anche se sono le due raccolte ad aver venduto più copie, la band britannica ha ottenuto successi epocali anche con gli altri album. Ecco una breve panoramica sui dischi in studio del gruppo.

Queen

L’album di esordio della band fu pubblicato nel 1973 con il titolo “Queen”. Con sonorità hard e glam rock e qualche elemento di heavy, con questo disco la band iniziò a farsi conoscere.

Queen II

Il secondo album del gruppo, “Queen II”, fu pubblicato a marzo del 1974 e ottenne un enorme successo, guadagnandosi anche il favore della critica. Questo disco fu definito come uno dei pilastri della storia della musica al momento del suo ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame.

Sheer Heart Attack

Sheer Heart Attack” fu pubblicato nel novembre del 1974 ed è considerato da molti come l’album che aprì la strada a ciò che i Queen crearono in seguito. Questo disco, infatti, rappresentò un’evoluzione nella storia della band, sia per quanto riguarda le sonorità che per la composizione dei testi.

A Night At The Opera

Pubblicato il 21 novembre del 1975, “A Night At The Opera” segnò la svolta musicale dei Queen, contenendo tracce che spaziano tra vari generi musicali, dalle ballate al progressive rock. Con brani diventati poi delle vere e proprie icone, come “Bohemian Rhapsody” e “Love of My Life”, questo album è ancora oggi uno dei più apprezzati della band.

A Day at the Races

A Day at the Races” è il quinto album in studio dei Queen e fu pubblicato il 18 dicembre del 1976. Considerato la prosecuzione ideale dell’album precedente, proprio come “A Night at the Opera”, anche questo disco raggiunse le vette delle classifiche, con brani come “Somebody to Love”.

News of the World

Pubblicato nel 1977, “News of the World” ottenne subito un successo planetario con milioni di copie vendute, anche grazie a brani emblematici come “We Will Rock You” e “We Are the Champions”.

Jazz

Il settimo album dei Queen fu pubblicato nel 1978 e i musicisti furono i co-produttori dell’opera, mescolando diversi generi musicali e sfornando pezzi cult come “Don’t Stop Me Now”.

The Game

Pubblicato nel 1980, “The Game” l’ottavo album dei Queen divenne il primo a raggiungere la vetta delle classifiche degli album più venduti di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, con brani come “Another One Bites the Dust” e “Crazy Little Thing Called Love”.

Flash Gordon

Il nono album della band britannica fu pubblicato sempre nel 1980 come colonna sonora dell’omonimo film di fantascienza “Flash Gordon”, ma non raggiunse il successo dei precedenti dischi.

Hot Space

Hot Space” è il decimo album dei Queen e fu pubblicato nel 1982: anche questo lavoro non ottenne il grande successo dei precedenti, ma regalò al pubblico brani iconici come la celeberrima “Under Pressure” interpretata insieme a David Bowie.

The Works

L’undicesimo album in studio dei Queen fu pubblicato nel 1984: la band tornò allo stile di qualche anno prima, regalando al pubblico perle come “Radio Ga Ga” e “I Want to Break Free”.

A Kind of Magic

Il dodicesimo album dei Queen fu pubblicato nel 1986, raggiungendo il primo posto della classifica britannica, dove rimase per ben 63 settimane. Tra le hit più famose, si ricordano “Kind of Magic”, “One Vision” e “Who Wants to Live Forever”.

The Miracle

Il tredicesimo album, The Miracle, fu pubblicato nel maggio del 1989, dopo un periodo complicato per la band a causa della scoperta della malattia di Freddie Mercury. “I Want it All” è una delle hit più famose del disco.

Innuendo

Il quattordicesimo album, “Innuendo”, uscì il 4 febbraio del 1991 e fu l’ultimo disco dei Queen pubblicato prima della morte del frontman Freddie Mercury, avvenuta in quello stesso anno. I brani “Innuendo” e “The Show Must Go On” sono quelli più noti di questo album.

Made in Heaven

Il quindicesimo e ultimo album dei Queen fu pubblicato nel 1995, ottenendo un grande successo. Fu prodotto tra il 1993 e il 1994, quando la band tornò in studio per lavorare sulle basi musicali di brani precedentemente registrati e di alcune tracce vocali che Freddie Mercury aveva inciso prima della sua scomparsa, per lasciarle ai compagni e permettere loro di inserirle nel futuro album.

I vinili dei Queen

Se sei un fan dei Queen, ripercorri la loro incredibile carriera e riscopri la loro musica con un’imperdibile raccolta che include i più grandi successi della band e che puoi trovare su Primaedicola.it. Si intitola “Queen in vinile” e comprende la discografia completa in versione originale, dalle più grandi hit fino all’esclusivo 33 giri della colonna sonora di “Bohemian Rhapsody”, il biopic premio Oscar che nel 2018 ha raccontato la storia della band sul grande schermo.

lunedì 10 giugno 2024

I 10 piatti più famosi di Gualtiero Marchesi

 

Gualtiero Marchesi è stato uno dei più grandi chef e gastronomi italiani: secondo gli esperti, sarebbe ancora oggi il cuoco italiano più famoso, anche all’estero. Di certo, è stato un grande esponente della cucina italiana e ha dato un grande contributo alla sua diffusione nel mondo, attività per la quale ha ricevuto anche numerosi premi e riconoscimenti.

La cucina dello chef Marchesi è stata sempre innovativa, moderna e in alcuni casi rivoluzionaria. Nella sua scuola si sono formati alcuni dei più grandi chef attuali e tante sue ricette vengono riprodotte ancora oggi esattamente secondo le sue istruzioni: come ha spiegato lui stesso, infatti, ogni nuovo piatto veniva fotografato per far sì che gli altri cuochi lo preparassero esattamente come lo aveva ideato il maestro.

Nella lunga carriera di Gualtiero Marchesi sono davvero tanti i piatti celebri che vengono ricordati e preparati ancora oggi. Vediamo insieme 10 esempi tra le sue ricette più rappresentative.

Risotto oro e zafferano

Questo piatto ideato nel 1981 gioca sull’armonia cromatica tra il giallo del riso allo zafferano e l’oro della foglia posata al centro del piatto, increspata dal calore del riso. È un piatto elegante ed equilibrato, divenuto un’icona della cucina dello chef Marchesi.

Raviolo aperto

Ideato nel 1982, questo famoso piatto di Gualtiero Marchesi fu considerato rivoluzionario proprio perché si tratta di un raviolo aperto: due sottili veli di pasta uno sopra l’altro, quello sotto verde e quello sopra con una foglia di prezzemolo in filigrana, con ripieno di capesante.

Seppia al nero

Questo piatto del 1983 è composto da una seppia cotta al vapore, adagiata in un piatto con una salsa composta da nero di seppia e burro.

Quattro paste

Ispirandosi all’arte di Andy Warhol e, in particolare alle sue quattro Marilyn Monroe, lo chef Marchesi nel 2000 ha elaborato un piatto basato su quattro tipi di pasta diversi ma conditi allo stesso modo, con un filo d’olio. Nello specifico, si tratta di fusilli, pastina, spaghetti e paccheri.

Piramide di riso Venere

Questo piatto del 2001, come del resto anche tutti gli altri, è artistico e bellissimo da vedere: è infatti composto da una raffinata piramide di riso Venere condita con soia e zenzero e circondata da gamberi e scampi.

Insalata di spaghetti alle alici scappate

Nel 2003 Marchesi elaborò questo primo piatto con pasta condita non dalle alici, ma dalla loro colatura. Gli spaghetti nel piatto sono adagiati “ben stesi e dritti”, come spiegò lo stesso maestro.

Dripping di pesce

Anche questo piatto di Gualtiero Marchesi del 2004 è stato ispirato dall’arte, in questo caso dai quadri di Jackson Pollock. La ricetta prevede una salsa di maionese con calamari, vongole, succo di pomodoro, prezzemolo e nero di seppia: mescolando gli ingredienti insieme sembra di vedere davvero un’opera di Pollock.

Savarin di riso integrale, rane e crescione

Con questo piatto composto da riso integrale realizzato in una forma di savarin e poi rigirato con le coscette di rana poste al centro, adagiato su una salsa a base di crescione, Gualtieri ha voluto omaggiare i sapori del suo territorio.

Rosso e nero

Nel 2006 Marchesi volle invece rendere omaggio al pittore Alberto Burri con un altro piatto che sembra un quadro. La ricetta prevede la coda di rospo al nero di seppia in salsa fredda di gazpacho.

Non sono un risotto, nemmeno un minestrone, ma sono milanese

Con questo titolo, lo chef Marchesi ha descritto questo piatto realizzato per Expo2015: si tratta di un risotto allo zafferano cotto come un riso pilaf e poi condito con una brunoise di verdure.

 

lunedì 3 giugno 2024

Il materiale scolastico per il ritorno a scuola

 

Con il ritorno a scuola arriva anche il momento di acquistare tutto il materiale scolastico per lo studio. Il metodo migliore per effettuare acquisti mirati è stilare una lista del materiale per la scuola necessario per ciascuna classe, anche a seconda dell’istituto frequentato. Vediamo come fare.

Tutto per la scuola: da dove iniziare

Tra i materiali scolastici fondamentali c’è innanzitutto lo zaino: è il contenitore che serve a trasportare tutti gli strumenti necessari per le lezioni nel tragitto da casa a scuola. Deve essere scelto attentamente perché deve essere un prodotto di qualità, affinché duri a lungo e non provochi danni alla schiena, soprattutto quando viene caricato con molti libri. Per tali ragioni, lo zaino deve essere comodo, funzionale, capiente e resistente: deve essere dotato di bretelle regolabili, di uno schienale rigido e una base solida per mantenere il contenuto nella posizione corretta e distribuire bene il peso; inoltre, deve essere fatto di un materiale leggero, traspirante e impermeabile. Infine, lo zaino deve prevedere una corretta divisione degli spazi per organizzare al meglio gli oggetti al suo interno. Tra i vari modelli in commercio, esistono anche gli zaini trolley dotati di rotelle, che si possono trascinare come delle valigie per evitare che gli alunni, soprattutto i bambini più piccoli, trasportino un peso eccessivo sulle spalle.

Tra gli altri materiali per la scuola necessari ci sono poi:
  • Penne, matite e materiale di cancelleria: servono per scrivere, disegnare o prendere appunti;
  • Astuccio: serve per contenere penne, matite e altri strumenti;
  • Diario: serve per appuntare i compiti a casa o eventuali comunicazioni;
  • Libri: sono i testi delle varie materie, indicati solitamente dall’istituto scolastico per ciascuna classe.

I materiali scolastici per ciascun istituto

Oltre agli strumenti fondamentali appena elencati e comuni a tutti gli studenti di ogni ordine e grado, ci sono poi dei materiali scolastici specifici per ciascun istituto scolastico. Vediamo quali sono i principali.

I materiali per la scuola primaria

Il materiale scolastico dalla prima alla quinta elementare di solito comprende anche:
  • Album da disegno e fogli formato A4 per disegnare e colorare;
  • Cartelline rigide per contenere disegni e lavoretti;
  • Quadernoni e quaderni piccoli con rigature specifiche per l’apprendimento della scrittura, ossia quelle con righe più strette e bordi per le classi iniziali, e quelle con le righe più ampie e senza bordi per le classi successive. Allo stesso modo, anche i quaderni a quadretti avranno quadratini di dimensioni più grandi per gli alunni delle prime classi e quadratini più piccoli per quelli delle classi successive.
  • Pastelli, pennarelli e altro materiale da disegno.

Materiale per la scuola media

Alle scuole medie si adottano i quaderni con le rigature standard, utilizzate poi anche per le superiori; in questa fase del percorso scolastico saranno poi necessari anche altri strumenti, come ad esempio:

  • Album da disegno con fogli lisci e fogli ruvidi per l’educazione tecnica e l’educazione artistica;
  • Set di squadre, righelli e compasso per il disegno tecnico;
  • Goniometro.

Materiale per la scuola superiore

Oltre a quaderni, raccoglitori ad anelli e vari materiali di cancelleria, gli acquisti del materiale scolastico per la scuola superiore comprendono strumenti che variano in base all’indirizzo di studio prescelto. Ad esempio, per i licei classico e linguistico saranno necessari dizionari di latino, di greco e delle altre lingue studiate; per il liceo scientifico o gli istituti tecnici serviranno strumenti come la calcolatrice, righe e squadre; per il liceo artistico, invece, sarà necessario comprare un set di strumenti per il disegno o la pittura, come album, colori, pennelli, matite e penne specifiche.

Dove acquistare il materiale scolastico

Oggi puoi acquistare i tuoi materiali scolastici anche in edicola: qui troverai, ad esempio, i quaderni Pigna che comprendono brand come Monocromo, Chiara Ferragni, ScuolaZoo e Khaby Lame; inoltre, potrai scegliere anche tutti gli strumenti di cancelleria che ti occorrono, come forbici, penne, penne cancellabili, matite, colori, evidenziatori, scotch e post-it scegliendo tra i migliori brand del settore, come BIC, Pelikan e Stabilo. Chiedili subito al tuo edicolante!

lunedì 27 maggio 2024

Cos’è l’armocromia e come si applica nella scelta dei colori

 

Oggi si sente molto parlare di armocromia e di come possa essere utile nella vita di tutti i giorni per trovare i colori che meglio si adattano a una persona. Ma cos’è l’armocromia esattamente? Com’è nata e quali sono i principi sui quali si basa? Scopriamolo insieme.

Cos’è l’armocromia: la definizione

Partiamo dalla definizione: l’armocromia è una disciplina che definisce la palette di colori più adatti a ogni singola persona in base alla sua combinazione cromatica di carnagione, occhi e capelli. I colori così individuati e chiamati “amici” riuscirebbero a valorizzare i punti di forza dell’individuo, facendolo apparire più bello e luminoso. I colori “nemici”, ovvero quelli che non si adattano alla combinazione cromatica della persona, la farebbero apparire, al contrario, spenta, accentuando eventuali difetti o discromie.

Lo scopo dell’armocromia

Una consulenza di armocromia serve a individuare i colori “amici” di una persona. Lo scopo è quello di definire, quindi, una palette di sfumature che si adattano a quelle naturali di ogni singolo individuo, per aiutarlo a orientarsi nelle scelte cromatiche per quanto riguarda l’abbigliamento e il make-up e per riuscire quindi a valorizzare la sua immagine. Secondo gli esperti, questa valorizzazione estetica avrebbe anche un effetto positivo a livello psicologico: indossare i colori che si addicono alla propria persona, infatti, conferirebbe una maggiore fiducia in sé stessi e una maggiore sicurezza nelle proprie potenzialità, favorendo il raggiungimento dei propri obiettivi, sia a livello professionale che a livello personale.

Come è nata l’armocromia

Anche se questa disciplina è diventata di moda solo recentemente, in realtà è nata molti anni fa. A partire dall’Ottocento diversi studiosi, infatti, hanno iniziato ad analizzare gli abbinamenti tra colori. In seguito, negli anni Trenta del Novecento, i colori assunsero un ruolo fondamentale ad Hollywood, perché nel cinema divenne importante riuscire a combinare al meglio i colori, soprattutto nell’abbigliamento delle star, che doveva essere scelto anche in base alle loro caratteristiche fisiche.

Negli anni Sessanta l’artista e professore della Bauhaus University, Johannes Itten, tentò un nuovo approccio suddividendo i colori in gruppi diversi in base alle tonalità tipiche di ciascuna stagione, collegandoli poi alle tonalità di carnagione, occhi e capelli. Fu proprio Itten a definire una nuova teoria dei colori nel volume “L’arte del colore” pubblicato nel 1961. Nella sua opera il professore suddivide i colori in base a due delle loro principali caratteristiche, ovvero temperatura (caldo/freddo) e valore cromatico (chiaro/scuro). La temperatura definisce i colori caldi, ossia quelli a base gialla, e i colori freddi, ossia quelli a base blu; lo studioso definì quindi i colori primari, ossia rosso, giallo e blu, dai quali derivano tutti gli altri colori. L’aggiunta del bianco e del nero conferisce a ciascuna tonalità la luminosità oppure la profondità.

In seguito, due volumi definirono meglio il concetto di armocromia: il primo si intitola “Color Me a Season” e fu scritto dalla cosmetologa americana Bernice Kentner nel 1978. In questo libro, l’autrice provò a suddividere le sfumature in quattro palette ben definite, sempre legate alle quattro stagioni, ossia Autunno, Inverno, Primavera ed Estate. Ciascuna palette può essere abbinata a determinate caratteristiche cromatiche legate all’aspetto fisico di una persona.

Il secondo importante volume che ha posto le basi di questa materia si intitola “Color Me Beautiful” e fu pubblicato nel 1980 da Carole Jackson. Nella sua opera l’autrice ha definito nel dettaglio una palette di trenta colori “amici” per ciascuna stagione di riferimento, spiegando come utilizzarli nello shopping per acquistare capi e accessori con colori che si adattano alle proprie caratteristiche cromatiche.

Come funziona l’armocromia

Seguendo i principi dell’armocromia, si può quindi provare a raggiungere un’armonia cromatica tra le proprie caratteristiche cromatiche e i colori di make-up, abbigliamento e accessori. Per individuare la palette più adatta a ciascuna persona bisogna in primo luogo considerare, appunto, le sue caratteristiche cromatiche fisiche e le loro variabili, come ad esempio:
  • il colore della pelle (chiara, media o scura) ma anche la sua tonalità, che può essere calda (tendente al giallo) o fredda (tendente al rosso), elemento utile soprattutto nella scelta dei colori per il trucco;
  • l’intensità del colore, ossia il suo grado di saturazione che determina il grado di brillantezza, ad esempio nel colore degli occhi;
  • i contrasti tra i colori, ottenuti abbinando tra loro colori di diverso valore, ossia più chiari o più scuri, accostamenti che possono verificarsi anche tra le tonalità di pelle, occhi e capelli.

Le palette dell’armocromia

Basandosi sui colori delle quattro stagioni, in armocromia si distinguono quindi queste quattro palette:
  • Palette autunno: questa stagione è dominata da colori come l’arancione, il marrone, il rosso, il bronzo e il verde. Sono sfumature adatte a chi ha la pelle dorata/ambrata, i capelli castani, mogano, biondo ramato o rossi, gli occhi castani o verde scuro;
  • Palette inverno: i colori di questa stagione sono il bianco, il marrone, il nero, il blu scuro, il rosso scuro, il viola e il grigio. Sono sfumature adatte a chi ha la pelle olivastra, rossastra, capelli scuri, occhi scuri, marroni o verdi;
  • Palette primavera: i colori di questa stagione sono caldi come verde chiaro, verde smeraldo, viola, corallo, turchese, giallo, arancio e rosso, sfumature adatte a chi ha la pelle chiara color miele o color pesca, capelli biondi dorati, ramati, castano chiaro, occhi chiari verde acqua o castani;
  • Palette estate: i colori di questa stagione sono il blu, il celeste, il lilla, il rosa e le tonalità pastello, adatte a chi ha la carnagione bianca o rosata, capelli biondi o castano chiaro, occhi blu, azzurri o verdi.

Questo è solo il prospetto base dei colori che può poi avere variazioni, in base alle caratteristiche di ogni singolo individuo. Per questa ragione, è utile fare il test dell’armocromia per individuare le giuste sfumature: in quello classico ci si mette davanti allo specchio, senza trucco e con indosso una T-shirt bianca, per poi accostare al proprio visto dei drappi di stoffa di vari colori per verificare quale tonalità illumina il viso. Per ottenere la palette più adatta alle proprie caratteristiche, è comunque utile rivolgersi a un esperto che saprà fornire i consigli adeguati.

lunedì 20 maggio 2024

La storia di Ken, il fidanzato di Barbie


Barbie, la bambola più famosa del mondo celebrata anche al cinema con l’omonimo film che vede come protagonista Margot Robbie, ha anche un famoso fidanzato: si tratta di Ken, il personaggio maschile che da sempre affianca la protagonista dell’universo Mattel. Scopriamo, quindi, insieme la storia del Ken di Barbie, dalla sua prima produzione fino a oggi.

Il primo Ken di Barbie

Il primo Ken di Barbie è stato prodotto nel 1961, esattamente due anni dopo la creazione della prima bambola Mattel. I fondatori della Mattel Creations e suoi produttori, Ruth ed Elliot Handler, lo hanno chiamato come il loro figlio, ossia Kenneth. Di cognome, invece, Ken fa Carson ed è originario di Willows, una cittadina immaginaria del Wisconsin. Il noto bambolotto è stato creato per far sì che Barbie avesse un partner: nella storia i due si conoscono proprio nel 1961 su un set cinematografico e si innamorano.

Il Ken di Barbie originale aveva un look da surfista, con calzoncini rossi da bagno e una camicia rossa, dei sandali e un asciugamano da spiaggia come accessorio. In origine aveva i capelli scuri come le prime Barbie ma poi, negli anni, è stato realizzato con i capelli castani o biondi. Inizialmente la capigliatura era come quella della bambola, ossia realizzata con dei singoli filamenti; in seguito, invece, i capelli di Ken sono stati prodotti con un’unica massa di plastica facente parte dello stesso pezzo che compone la testa.

L’evoluzione della bambola Ken di Barbie

Proprio come la sua fidanzata Barbie, che negli anni ha collezionato look, mestieri e case, anche Ken in oltre 60 anni di storia è stato il protagonista di un lungo percorso. Dal 1961 a oggi Ken è stato prodotto in oltre 40 diverse versioni, dal bagnino fino al pilota, passando per il barista, il reporter, il dottore, il principe, il cavaliere e lo sportivo, tutti modelli ovviamente corredati da accessori e abiti a tema.

Da Ken agli altri personaggi di Barbie

Ben presto i produttori Mattel compresero che Barbie, oltre che di un fidanzato, aveva bisogno anche di amici e parenti. Fu proprio così che nacquero altri personaggi che sono poi andati ad arricchire l’universo rosa della celeberrima bambola. Negli anni successivi sono quindi arrivati Skipper, la prima sorellina di Barbie, poi a seguire le altre Stacie, Shelly e Krissy, fino Christie, l’amica afroamericana. In seguito, sono stati aggiunti anche altri personaggi maschili. Vediamo quali sono i principali.

Blaine

Nella storia Barbie e Ken, in realtà, hanno una crisi e si separano nel 2004. A quel punto lei incontra Blaine, un biondo surfista australiano che per due anni ha sostituito Ken al suo fianco, ottenendo anche un grande successo da parte del pubblico. Nel 2006, però, Ken è tornato in produzione e ha ripreso il suo ruolo di fidanzato di Barbie.

Allan

Allan Sherwood è uno dei primi personaggi maschili di Barbie: è stato realizzato per diventare il marito di Midge, la prima amica di Barbie, e il migliore amico di Ken.

Brad

Brad è il personaggio maschile di origini afroamericane: fidanzato di Christie, per un periodo prende il posto di Allan come migliore amico di Ken.

Il successo del Ken di Barbie

La realizzazione di un personaggio maschile ha ampliato il mondo di Barbie e ha contribuito ad aumentare il suo successo: con Ken, infatti, la storia della bambola è cambiata e si è evoluta anche se, di fatto, la regina dell’universo Mattel resta sempre lei.

Nel film “Barbie” Ken è interpretato da Ryan Gosling: direttamente dal film, è arrivato in edicola il Set Cameretta da Letto per poter ricreare le scene della pellicola! Richiedilo subito al tuo edicolante!

lunedì 13 maggio 2024

Chi ha inventato il cubo di Rubik?

 

Il cubo di Rubik, noto anche come “cubo magico”, è un rompicapo che appassiona milioni di persone in tutto il mondo. Scopriamo insieme la sua storia.

L’invenzione del cubo di Rubik

Il cubo di Rubik è stato inventato nel 1974 da Ernő Rubik, un professore di architettura e scultore ungherese. A quell’epoca insegnava presso l’Accademia di arti e design di Budapest e un giorno ebbe l’idea di progettare uno strumento didattico da utilizzare durante le sue lezioni. In realtà, il professore stava cercando un sistema per muovere sezioni indipendenti di una struttura, in questo caso un cubo, senza dove smontare e rimontare l’intero meccanismo.

Rubik si rese conto di aver creato un vero e proprio rompicapo solo quando scompose tutte le parti del cubo e provò a rimontarle. Il cubo di Rubik originale era diverso rispetto a quello che conosciamo noi oggi: innanzitutto era di legno e non di plastica, poi era monocolore e aveva gli angoli smussati.

Inizialmente l’invenzione di Rubik si diffuse soprattutto tra gli studiosi del settore, incuriositi dai problemi statici e teorici che quel rompicapo aveva sollevato. Ben presto, però, il cubo divenne un oggetto acquistabile da chiunque.

La storia e il successo del cubo di Rubik

Nel 1975 il professor Rubik ottenne il primo brevetto per la sua invenzione, che fu chiamata “Cubo magico”. Solo nel 1977, però, l’oggetto fu modificato, prodotto in esemplari di plastica colorata e distribuito nei negozi di giocattoli di Budapest.

Nel 1979 il cubo fu presentato alla fiera dei giocattoli di Norimberga: fu proprio in quell’occasione che attirò l’interesse del fondatore dell’azienda di giocattoli Seven Towns, Tom Kremer, il quale propose a Rubik un accordo per esportare la sua invenzione all’estero. Fu così che i due firmarono un contratto con la Ideal Toy che si occupò subito di presentare il rompicapo, con il nuovo nome di “cubo di Rubik”, a tutte le altre più famose fiere di giocattoli.

Nel 1980 iniziò l’esportazione del prodotto: inizialmente le vendite non furono soddisfacenti, ma le cose cambiarono ben presto dopo un’intensa campagna pubblicitaria in televisione e sui giornali. La strategia si rivelò efficace: il cubo vinse alcuni premi come miglior giocattolo in vari Paesi e nel 1981 era già molto diffuso, diventando una vera e propria moda in tutto il mondo. Risolvere il rompicapo risultava però difficile per molte persone, così furono pubblicati diversi libri con le istruzioni sul cubo di Rubik, volumi che divennero ben presto dei best seller. Dopo aver ottenuto altri brevetti negli Stati Uniti, nel 1983 al professore fu riconosciuta ufficialmente la paternità dell’opera, messa in dubbio da altri scienziati che sostenevano di aver elaborato un sistema simile prima di lui.

Com’è fatto il cubo di Rubik

Il cubo di Rubik originale misura 5,4 centimetri per ogni lato e ha sei facce composte da 9 quadratini ciascuna (3x3x3) di colore diverso, per un totale di sei colori, ossia uno a facciata quando il rompicapo viene risolto. Esistono poi tante altre versioni; tra le principali ci sono la Pocket Cube, la più semplice con 4 quadratini per ciascuna faccia (2x2x2), e poi le due più avanzate, ossia la Rubik’s Revenge, con 16 quadratini per ciascuna faccia (4x4x4), e la Professor’s Cube, con 25 quadratini per ciascuna faccia (5x5x5).

Come funziona il cubo di Rubik

A seconda della tipologia, il cubo è composto da vari cubi più piccoli distinti, che si incastrano tra di loro e che sono a loro volta agganciati a un meccanismo centrale tramite un perno posto su uno dei loro spigoli. Questo sistema consente di spostare i cubetti, facendo ruotare le varie sezioni lungo due assi, così da poter creare combinazioni diverse.

A cosa serve il cubo di Rubik

Oltre a essere un divertente passatempo, il cubo di Rubik è un oggetto in grado di sviluppare l’abilità matematica e la conoscenza dello spazio. Può, inoltre, aiutare a esercitare la memoria. È un rompicapo adatto a ogni età ed è in grado di stimolare l’attività del nostro cervello come forse pochi altri rompicapi riescono a fare.

Come risolvere il cubo di Rubik

Lo scopo di questo rompicapo è quello di ricomporre le facciate del cubo, riportandole alla posizione originale, ossia quella in cui ciascuna facciata è composta da quadratini dello stesso colore. Le combinazioni possibili del cubo, ossia le diverse disposizioni dei pezzi, sono tantissime: si parla di trilioni, considerando le rotazioni di ogni singola parte del cubo. Risolverlo, dunque, è tutt’altro che semplice.

Negli anni gli esperti hanno elaborato diverse tecniche basate su algoritmi specifici, delle quali la più semplice è quella che prevede di procedere strato per strato, effettuando in totale sette passaggi (croce, angoli primo strato, secondo strato, orientamento spigoli, permutazione spigoli, orientamento angoli, permutazione angoli). Oltre a tanto allenamento, per risolvere il cubo di Rubik, dunque, bisogna affidarsi al proprio intuito oppure imparare uno dei tanti metodi ormai collaudati, come i due più famosi, il primo elaborato dall’informatica statunitense Jessica Fridrich e il secondo dallo svedese Lars Petrus.

I record del cubo di Rubik

Gli anni ’80 furono gli anni d’oro per il cubo di Rubik che, in ogni caso, è riuscito a mantenere una certa popolarità nel tempo: sebbene con alti e bassi, infatti, il giocattolo ha continuato e continua ancora oggi a essere venduto e prodotto in varie versioni. È ormai un oggetto cult nella cultura pop, non a caso è comparso anche in numerosi film, serie tv e cartoni animati. Nel 2003 sono nate la gare di Speedcubing il cui scopo è quello di risolvere il cubo di Rubik nel minor tempo possibile oppure in modi particolari. Nel 2004 è stata fondata la World Cube Association che si occupa proprio di organizzare queste competizioni e di regolamentarle.

I più recenti record mondiali del cubo di Rubik nelle principali categorie di gare sono:

  • Risoluzione più veloce del cubo 2x2x2: Guanbo Wang in 0,47 secondi (2022);
  • Risoluzione più veloce del cubo 3x3x3: Yusheng Du in 3,47 secondi (2018);
  • Risoluzione più veloce del cubo 4x4x4: Max Park in 16,86 secondi (2021);
  • Risoluzione più veloce del cubo 5x5x5: Max Park in 33,02 secondi (2022);
  • Risoluzione del cubo di Rubik 3x3x3 da bendati: Tommy Cherry in 12,78 secondi (2023);
  • Risoluzione più veloce del cubo 3x3x3 con una mano sola: Max Park in 6,20 secondi (2022);
  • Risoluzione più veloce del cubo 3x3x3 con il minor numero di mosse: Sebastiano Tronto in 16 mosse (2019).
Chiedi al tuo edicolante di ordinare per te sullo Shop di primaedicola.it l'originale cubo di Rubik's 3x3, il rompicapo più famoso al mondo e Icona degli anni '80, si compone di 3 file con 9 quadrati su ciascun lato ed è la dimensione perfetta per giocare a casa, in aereo o in macchina! Il cubo di Rubik's 3x3 è un gioco per tutte le età poiché aiuta ad esercitare l'abilità matematica, la conoscenza dello spazio e la memoria, rendendolo un regalo adatto per bambini e adulti.

lunedì 6 maggio 2024

Le più belle macchine di Fast and Furious

Il film “Fast & Furious 10”, uscito quest’anno nelle sale, dimostra come questa sia una delle saghe cinematografiche più amate e seguite di sempre. Protagoniste di queste avvincenti storie che, dopo oltre vent’anni dal primo episodio, appassionano ancora milioni di fan, sono anche le macchine di Fast and Furious, auto diventate ormai delle vere e proprie icone.

Le auto di Fast and Furious

Dieci film sono davvero tanti, così come tanti sono stati i set e le scene girate a partire dal 2001, anno di uscita del primo capitolo della saga. Da allora, nell’universo di Fast and Furious sono passate più di 12.000 automobili, delle quali circa 2.500 sono state completamente distrutte.

Non sono stati solo i potenti effetti speciali, le trame avvincenti e cariche di adrenalina o i carismatici protagonisti a rendere questo franchise così longevo: ogni macchina di Fast and Furious ha contribuito in maniera significativa al successo mondiale di ogni episodio, grazie alle incredibili scene in cui le abbiamo viste in azione col fiato sospeso. Scopriamo quali sono le vetture simbolo di questa serie di film.

La Mitsubishi Eclipse 1995

Nel primo film della serie, il protagonista Brian O’Conner (Paul Walker) utilizza questa automobile per cercare di entrare nel mondo delle corse clandestine in incognito, dato che in quel momento era ancora un agente dell’FBI sotto copertura. Questa potente Mitsubishi di colore verde acido è una delle più famose della storia, anche se poi è andata distrutta come molte altre.

La Dodge Charger di Fast and Furious

Come anticipato, molte machine in Fast and Furious finiscono per essere distrutte; tuttavia, ci sono delle vetture che, al contrario, diventano parte integrante della storia e segni distintivi di alcuni dei protagonisti. La Dodge Carter R/T posseduta da Dominic Toretto, personaggio interpretato da Vin Diesel, ne è un esempio: vera e propria icona degli anni ’70, questa automobile viene ricordata soprattutto per i trionfi nel campionato automobilistico americano della Nascar. Nel film, in realtà, appartiene al padre di Toretto: grazie all’amicizia con Brian e alla sfida che lo attende, Dom decide di tornare a guidarla dopo la morte del genitore. L’automobile ricomparirà poi anche in “Solo parti originali” e “Fast and Furious 5”, guidata sia da Brian che da Dom a Rio de Janeiro. L’agente Luke Hobbs alla fine la distruggerà.

La Toyota Supra Turbo

Se la Charger è la macchina simbolo di Dominic, la Toyota Supra Turbo del 1995 è la macchina simbolo di Brian O’Conner, che la recupera da una discarica nel primo film e la porta nel garage di Toretto: qui viene trasformata in un bolide in grado di battere automobili ben più performanti, come la Ferrari F-355 Side. Brian la guiderà in diversi film e nelle più svariate situazioni, persino davanti a un treno in corsa. Questa automobile è famosa perché riesce a raggiungere le 210 miglia orarie in pochissimi secondi.

La Nissan Skyline GT-R R34

La Nissan Skyline GT-R R34 è un’altra delle vetture pilotate da Brian O’Connor nel corso della storia. La sua prima comparsa è nel secondo capitolo della saga: viene guidata da Brian prima nella gara, dopo il salto dal ponte levatoio in movimento, e poi per scappare in Messico. Con scatti 0-100 in appena 4,9 secondi, un velocità massima di 269 km/h e la trazione integrale, si tratta di un vero e proprio gioiellino che spicca nel film: nata nel 1969, negli anni Ottanta divenne la vettura esclusiva della polizia giapponese.

La Ford Mustang

La celeberrima Mustang del 1967 è la protagonista del film “Tokyo Drift”, il terzo episodio della saga, durante il quale viene modificata in maniera significativa: il motore originale, infatti, viene sostituito con quello della Nissan Skyline GT-R guidata da Brian nei precedenti capitoli.

La Mazda RX-7

Nel primo film la Mazda RX-7 compare parcheggiata nel garage di Toretto ma ben presto diventa una protagonista indiscussa della storia: in “Tokyo Drift” questa macchina, nella versione VeilSide arancione e nera, riesce a dar del filo da torcere alla polizia lanciata all’inseguimento dei protagonisti, anche grazie alle modifiche che le consentono di raggiungere i 100 km/h in poco più di 5 secondi. Viene poi utilizzata da Han Lue per introdurre il giovane Sean nel mondo delle gare clandestine.

La Chevrolet Camaro Yenko Syc

La Chevreolet Camaro Yenko Syc del ’69 del celebre colore Les Mans Blue con motore 425HP, cambio manuale a quattro rapporti compare in “2 Fast 2 Furious”, il secondo capitolo della saga. Nello specifico, viene utilizzata da Brian per vincere una gara clandestina e successivamente per fuggire dalla polizia, prima di compiere un salto incredibile da una rampa, fin sopra la barca del nemico Carter Verone.

Il pick-up Chevrolet Apache Fleetside Custom

Nella famosa scena della rapina alla pompa di benzina di “Fast and Furious – Solo parti originaliHan Sung Kang guida questo potente pick-up prodotto agli inizi degli anni ’50.

La Plymouth Road Runner Superbird

Questa automobile compare tre volte nella saga: la prima nel 2006, in “Tokyo Drift”, la seconda nel 2009 in “Solo parti originali” e la terza nel 2015 nel settimo capitolo della saga. La Plymouth è nata negli anni ’70 e inizialmente era destinata alla Nascar; viene ricordata anche perché è stata una delle prime automobili costruite con progetti di studio dell’aerodinamica, basati sull’apparecchiatura chiamata “galleria del vento”.

La W Motors Lykan HyperSport

È una supercar prodotta dal marchio libanese W Motors e compare nel settimo capitolo di Fast and Furious. Realizzata in soli sette esemplari, questa vettura è la prima fuoriserie di questo tipo a essere costruita in Medio Oriente. Possiede 770 cavalli e un motore biturbo che le consentono di raggiungere i 395 km/h. Nel film si vede questa vettura saltare addirittura tra i grattacieli. Acquistata per il set per oltre 3 milioni di dollari, è stata poi rivenduta all’asta per poco più di 500.000 dollari.

Se sei un fan dei film, allora prova a fare la collezione della auto di Fast and Furious! In edicola, ad esempio, trovi i modelli di Fast & Furious - 6 Automobili in scala 1:32, altrimenti se sei un fan dei mattoncini Lego puoi costruire la famosissima Nissan Skyline GT-R della saga 2 Fast 2 Furious, linea Speed Champions.

lunedì 29 aprile 2024

Le più belle case di Barbie: i modelli storici

 

La Barbie è probabilmente la bambola più famosa della storia: sin dalla sua creazione nel 1959, il suo successo in tutto il mondo è stato enorme e continua ancora oggi. Non a caso, le è stato dedicato anche un film, intitolato, appunto, “Barbie”, in uscita a luglio 2023 con Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni dei protagonisti, Barbie e Ken.

Negli anni l’universo di Barbie si è arricchito di tantissimi altri giocattoli e accessori, dagli abiti fino alle automobili: di certo, però, il più famoso e amato dai fan della bambola è la casa di Barbie, una vera e propria casa per le bambole costruita, però, in perfetto stile Mattel. Ripercorriamo, quindi, la storia della casa di Barbie, scoprendo quali sono i modelli più iconici.

L’evoluzione delle case di Barbie

Sin dal primo modello della cosiddetta “Casa dei sogni di Barbie”, Mattel ha saputo creare delle vere e proprie ville in miniatura accessoriate e decorate in ogni minimo particolare, con grande gusto per l’arredamento di interni. L’intento era quello di mostrare Barbie nel suo mondo, a Malibu: l’idea si è rivelata essere quella vincente e, ancora oggi, le case delle Barbie sono tra i giocattoli più desiderati dai più piccoli. Ecco quali sono i modelli che hanno segnato la storia di questo oggetto immancabile per tutti gli appassionati della celebre bambola.

La prima casa di Barbie

La prima casa di Barbie è uscita nel 1962 ed è stata realizzata interamente in cartone, fatta eccezione per le grucce di plastica removibili presenti nell’armadio. Con le pareti gialle con particolari nel tipico rosa Barbie e il pavimento piastrellato bianco, questa casa era dotata di piccoli mobili, come divani, tavolo e poltrone, con le finestre e i quadri disegnati sulle pareti.

La casa di Barbie con ascensore

L’evoluzione della casa delle Barbie è andata di pari passo con quella del personaggio in sé: negli anni, infatti, si è sviluppata l’idea di rappresentare Barbie come una donna indipendente e anche in carriera, come dimostrano i numerosi modelli dedicati ai più svariati mestieri. Anche per questa ragione, la casa di Barbie prodotta nel 1974 presentava alcune significative modifiche: da una classica casetta, infatti, Barbie è passata a una sorta di villetta elegante, dotata persino di un ascensore arancione che si muoveva tra il piano terra e il secondo piano. Gli interni disegnati sulle pareti mostravano sei stanze accoglienti dai più svariati colori.

La casa di Barbie in montagna

Nel 1979 la Mattel ha prodotto una casa di Barbie molto particolare: si tratta di una sorta di chalet, non più in cartone ma in plastica gialla per le pareti e rossa per il tetto a spiovente apribile. All’interno la casa era dotata di tutti i mobili essenziali e anche di alcune decorazioni, come le fioriere all’ingresso.

La casa di Barbie anni ‘80

Nel 1983 Barbie è tornata a vivere in una villetta elegante, simile a quella dei primi anni ’70, con tre piani, sei stanze e l’ascensore, questa volta rigorosamente rosa. Gli interni rispecchiano lo stile dell’epoca, con tappezzerie dai toni accesi e mobili di vimini bianchi.

Nel 1986 è poi uscito un altro modello di casa di Barbie ancora più grande, a pianta aperta e con il tetto a spiovente, simile allo chalet per la sua forma. I colori, però, sono stati cambiati: in questa casa a dominare erano il rosa e il bianco, ossia quelli che poi sono diventati i colori ufficiali e che in questo caso facevano da sfondo a mobili e decorazioni curate nei minimi particolari.

La casa di Barbie anni ‘90

Nel 1990 Mattel ha prodotto un’iconica villa di Barbie chiamata “Magical Mansion” che presentava dimensioni molto più grandi rispetto ai modelli precedenti. Era lunga, infatti, 1,5 metri, larga sempre 1,5 e profonda poco più di un metro. Sviluppata su due piani più due balconi, questa casa in perfetto stile Barbie presentava un salotto con camino, un bagno con vasca e una romantica camera da letto, tutto di colore rosa. C’erano, inoltre, enormi finestre, luci e campanello funzionanti e persino la moquette e le tegole viola. Un vero gioiello per i collezionisti di questo settore.

La casa di Barbie dal 2000 a oggi

Negli anni 2000 le case di Barbie hanno continuato a evolversi, rispecchiando come sempre l’epoca in cui sono state realizzate. Ogni nuovo modello aveva un particolare in più: sono così uscite la casa di Barbie con piscina, la casa di Barbie con la scala, la casa dotata di cucina ed elettrodomestici in miniatura, la casa con più stanze per ospitare ancora più amici, fino alla casa con lo scivolo per far tuffare Barbie dall’ufficio direttamente in piscina.

I modelli in commercio oggi sono davvero dotati di ogni minimo accessorio, presentano un design innovativo e moderno e sono anche pratici, perché sono facilmente smontabili o richiudibili per occupare meno spazio. Da oltre 40 anni e ancora oggi, dunque, le case di Barbie offrono un’esperienza di gioco davvero unica e sempre al passo con i tempi.

Adesso, tra l’altro, la casa di Barbie si trova anche in edicola: è il caso della Mega Barbie Casa di Malibu, un set di giocattoli Mattel completo di bambole e tanti altri accessori! Direttamente dal film di Barbie Movie arriva il Set Cameretta da Letto, per poter ricreare le fantastiche scene del film.

lunedì 22 aprile 2024

I personaggi di Super Mario

 

Super Mario è uno dei videogiochi più famosi della storia: prodotto dalla Nintendo, il primo titolo “Mario Bros” uscì sul mercato nel 1983 e ottenne ben presto un enorme successo in tutto il mondo. Da allora, sono usciti tantissimi altri giochi su piattaforme diverse, in quella che ormai è una saga che continua tuttora. Inoltre, ad aprile del 2023 è uscito al cinema “Super Mario Bros: il film”, il primo lungometraggio dedicato al popolare personaggio che conferma la sua popolarità ancora attuale.

Se questo videogame ancora oggi appassiona tantissimi fan è anche grazie ai simpatici protagonisti della storia, personaggi che vivono le loro avventure nel Regno dei Funghi, il mondo fantastico nel quale è ambientato il gioco. È proprio in questo regno, composto da deserti, foreste, montagne e città, che si muovono tantissime creature diverse: alcune sono compagne di avventura di Mario, altre, invece, sono nemiche che hanno lo scopo di attaccare e conquistare il regno.

Scopriamo, dunque, quali sono i principali personaggi di Super Mario, la loro storia, le loro caratteristiche e le curiosità che li riguardano.

Super Mario: i personaggi principali

I personaggi principali dei videogiochi di Super Mario sono:
  • Mario: è il protagonista della serie, l’iconico idraulico di origini italoamericane che indossa un berretto rosso con la lettera M bianca, i guanti bianchi, una maglietta rossa e la classica salopette blu. Mario è ormai il simbolo della Nintendo, essendo il personaggio più famoso creato dall’azienda. La sua prima apparizione è datata 1981, quando fu inserito nell’arcade game Donkey Kong, per poi conquistarsi un posto tutto suo nell’universo dei videogiochi. Sin dall’inizio, è stato chiamato “Jumpman”, ossia “l’uomo che salta”, perché la sua abilità principale è, appunto, quella di saltare. Inoltre, può usare un martello per sconfiggere i nemici e poi, nei vari episodi della saga, ha acquisito tanti nuovi poteri: ad esempio, con il Super Fungo diventa Super Mario, con la Stella diventa temporaneamente invincibile, mentre con il Fiore di Fuoco diventa Mario Fuoco. L’idraulico è originario di New York, ma poi nel videogioco Super Mario World 2: Yoshi's Island viene trasportato da piccolo da una cicogna nel Regno dei Funghi, l’universo fantastico dove vivrà le sue avventure.

  • Luigi: è il fratello di Super Mario ed è anche lui un idraulico. Le principali differenze è che indossa un berretto verde con la lettera L bianca e una maglia verde, che è più alto e snello di Mario e che riesce a saltare più in alto in lui. La prima apparizione risale al titolo Mario Bros del 1983, dedicato, come suggerisce il nome, proprio ai due fratelli. Da allora, Luigi è stato presente in quasi tutti i titoli della serie dotati della funzionalità multigiocatore.

  • Principessa Peach: è la sovrana del Regno dei Funghi e la sua prima apparizione risale al gioco Super Mario Bros del 1985. All’inizio il suo nome era Toadstool, ossia “fungo a ombrello” o “fungo velenoso”, aveva i capelli rossi ed era quasi sempre la principessa che Mario doveva salvare dalle grinfie del suo antagonista Bowser. Nei titoli successivi il suo aspetto è cambiato: oggi Peach in Super Mario ha i capelli biondi, gli occhi azzurri, un abito rosa e una corona sulla testa. Peach possiede varie abilità di lotta, sviluppate in diversi episodi della saga.

  • Bowser: in Super Mario è il numero uno dei personaggi “cattivi”. È una grossa tartaruga, il capo dei Koopa, tartarughe che abitano l’universo del videogioco, ed è il principale nemico dell’idraulico: il suo scopo è quello di conquistare il Regno dei Funghi e per questa ragione ha rapito più volte la Principessa Peach.

  • Toad: in Super Mario è uno dei personaggi più buffi e amati. Nel videogioco il termine “toad” indica generalmente una razza di funghi antropomorfi e deriva dall’inglese “toadstool” che, come abbiamo visto, significa “fungo velenoso”. Questo nome, dunque, indica sia il singolo personaggio che il suo gruppo di appartenenza, una razza intelligente e pacifica che popola città di Toad Town (Fungopoli), la capitale del Regno dei Funghi. Toadette è il personaggio femminile, poi ci sono tanti altri personaggi simili, come Mastro Toad, il fedele servitore di Peach. Nel primo titolo Toad compariva solo per informare Mario che la Principessa si trovava in un altro castello; poi ha acquisito maggiore importanza, diventando spesso un amico da salvare e anche un personaggio giocabile.

  • Yoshi: in Super Mario è un simpatico dinosauro, razza di animali presente in diversi colori nella Terra dei dinosauri. Può essere cavalcato da Mario come se fosse un cavallo ed è dotato di una lingua estendibile e della capacità di mangiare qualunque cosa, compresi i nemici dell’idraulico. È quindi un fedele alleato di Mario e, nel corso della storia, ha sviluppato numerose abilità, oltre a saper saltare e restare in aria per qualche istante sbattendo le zampe. È un personaggio molto amato, per questa ragione la Nintendo ha creato anche dei giochi che lo vedono come protagonista.

  • Donkey Kong: è un enorme gorilla che vive nella giungla ed è il protagonista del videogioco Donkey Kong, nonché il nipote di Donkey Kong Sr, il primo nemico di Mario.

Gli altri personaggi della storia di Super Mario

L’universo di Super Mario è poi costellato di tantissimi altri personaggi secondari, comparsi in uno o più titoli. Ecco i principali:
  • Pauline: è la prima damigella salvata da Mario, nel videogame Donkey Kong;
  • Daisy: è un’altra delle principesse di Super Mario, sovrana di Sarasaland, mondo apparso in Super Mario Land. Spesso affianca Peach nel Regno dei Funghi e possiede molte abilità legate ai fiori;
  • Professor Strambic: è un abile scienziato che spesso ha aiutato Luigi nelle sue missioni con le sue geniali invenzioni;
  • Sfavillotti: sono creature a forma di stella che vivono nello spazio, la cui madre adottiva è Rosalinda, una ragazza misteriosa apparsa per la prima volta in Super Mario Galaxy.

I nemici di Super Mario

Oltre a Bowser e a suo figlio Bowser Jr, sono tanti altri i personaggi “cattivi” nella saga di Super Mario. Ecco i principali:

  • Kamek: è il mentore di Bowser, è un mago, indossa un vestito blu con uno scettro e a volte si muove su una scopa;
  • Bowserotti: sono gli scagnozzi di Bowser;
  • Wario e Waluigi: sono le controparti malvagie di Mario e Luigi;
  • Pipinho Piranha: è una pianta piranha umanoide che attacca Mario sputandogli addosso una sostanza simile a vernice;
  • Re Boo: è il re dei Boo, fantasmi bianchi che infestano i luoghi abbandonati. È alleato di Bowser, antagonista principale nel gioco Luigi’s Mansion e seguenti.
Se sei un appassionato di Super Mario e di tutti i personaggi che popolano il suo mondo, allora colleziona tutti i gadget a loro dedicati, come ad esempio Mario Kart Hot Wheels – Veicolo Singolo in scala 1:64, Le Carte Uno di Super Mario della Mattel, Super Mario Pupazzo Large di Simba Toys e Super Mario - Pack Personaggi serie 6 di Lego. Richiedili subito al tuo edicolante!

lunedì 15 aprile 2024

Le migliori mete per i viaggi in primavera

 

La bella stagione è ormai arrivata ed è il momento di concedersi una vacanza. Ma dove andare in primavera? Le mete per i viaggi primaverili sono davvero tante, perché tanti sono i posti belli da visitare proprio in questa stagione. Vediamo, dunque, alcuni esempi che possono fornirti l’ispirazione giusta per organizzare una vacanza di primavera davvero indimenticabile.

Cosa visitare in primavera: le meraviglie della natura

Se pensi a viaggi di primavera all’insegna della natura, allora dovresti valutare i luoghi dove è possibile ammirare al meglio paesaggi verdi, oppure colorati, grazie alle fioriture. Ecco tre idee da considerare.

Viaggio di primavera in Provenza sulle tracce dei grandi artisti

La primavera è la stagione migliore per visitare la Provenza, una meravigliosa regione della Francia che offre la possibilità di unire l’interesse per l’arte a quello per la natura, visitando cittadine ricche di cultura e campagne fiorite e dense di profumi e colori. Potresti partire da Aix-en-Provence, deliziosa cittadina dove si trova il famoso atelier di Cézanne; potresti poi spostarti ad Arles, dove Van Gogh ha vissuto con Gauguin, dipingendo alcune delle sue opere più importanti. Spostandoti verso la costa, potrai invece seguire le tracce di Chagall e Picasso: il primo passò per Saint Paul de Vence e ne rimase affascinato, mentre Picasso visse ad Antibes, dove c’è un museo a lui dedicato con le opere che dipinse proprio in quei luoghi. A Cagnes-sur-Mar, invece è possibile visitare la casa di Renoir che oggi è un museo e si trova in un uliveto con vista sul mare.

Vacanza di primavera in Olanda

L’Olanda è uno dei luoghi da visitare in primavera sempre per poter godere delle meraviglie della natura. Alcune di queste, tra l’altro, si possono ammirare solo in questa stagione, come ad esempio la famosa fioritura dei tulipani. La coltivazione di questi iconici fiori si chiama Bollentreek e si trova in una striscia di terra compresa tra Haarlem e Leida: in questa zona è possibile ammirare queste distese colorate, passeggiando anche a piedi. Nella città di Lisse, invece, si può visitare il museo dei bulbi e il Keukenhof, un parco botanico tra i più famosi del mondo: tra prati fioriti, pontili e boschetti, è possibile ammirare una vera e propria esplosione di colori e profumi.

Viaggio di primavera in Giappone

Se ami il Giappone, allora sappi che è tra le migliori mete per i viaggi di primavera. In questo periodo nel Paese del Sol Levante le temperature si fanno più miti, la neve sulle montagne si scioglie e gli alberi iniziano a fiorire, colorando paesaggi e città. I giapponesi iniziano così a vivere all’aria aperta e a organizzare dei picnic, godendo della meravigliosa fioritura dei ciliegi che inizia al meridione, a Kyushu, fino ad arrivare al nord, a Hokkaido: parchi, strade e città vengono inondate da una pioggia di petali rosa e bianchi davvero da non perdere.

Città da visitare in primavera

Se preferisci organizzare un viaggio primaverile per esplorare una città mai visitata prima, ecco qualche idea da prendere in considerazione per unire le visite dei musei a quelle dei parchi cittadini:

  • Berlino: questa città offre diverse attività divertenti da fare in primavera, oltre a visitare i musei e a godere del tanto verde cittadino, come il Parco Tiergarten, ricco di giardini con tigli, betulle, querce e laghetti;
  • Lisbona: il clima primaverile è perfetto per perdersi tra le vie di quartieri come Belem e Alfama e ammirare i fiori azzurri e viola delle jacaranda che ricoprono la città;
  • Madrid: oltre ai musei e ai luoghi simbolo, la capitale spagnola offre ai visitatori la bellezza del Real Jardìn Botanico, un posto magico con serre, laghetti e terrazzi che lasciano a bocca aperta. Nel Parco del Retiro, invece, è possibile ammirare la fioritura dei mandorli;
  • Parigi: la capitale francese è bellissima in primavera, per visitare i numerosi musei e monumenti ma anche i meravigliosi parchi, come il Parco di Lussemburgo, il Bois de Boulogne o il Parco de Saint-Cloud;
  • New York: questa stagione è perfetta per visitare la Grande Mela perché, in genere, il clima è mite. Potrai così scoprire i luoghi simbolo, come la Statua della Libertà, il Ponte di Brooklyn o l’Empire State Building o fare un picnic nel meraviglioso Central Park, godendo delle giornate di sole;

I posti da visitare in Italia in primavera

Il nostro Paese resta comunque una delle mete più belle per i viaggi di primavera, non solo per le città d’arte da riscoprire, ma anche per le bellezze naturali. In Italia potresti valutare queste destinazioni:

  • Calabria: la Riviera dei Cedri nella costa nord della regione è una meta perfetta per una vacanza di primavera, con le bellissime vallate coltivate con alberi di cedro che fioriscono proprio in questo periodo, oltre alle spiagge, le scogliere e i piccoli borghi sul mare;
  • Campania: la Costiera Amalfitana in primavera si riempie di fiori e colori ed è bellissima da visitare, così come Ravello e i Giardini di Villa Cimbrone, pieni di limoni, roseti e querce, dai quali si può ammirare un panorama incantevole;
  • Liguria: in primavera è davvero bello percorrere la pista ciclabile del Ponente Ligure, un percorso panoramico dove ammirare la meraviglia della natura;
  • Lombardia: il Parco della Valle del Lambro si trova tra Erba e Monza, lungo le rive del fiume. È bellissimo da esplorare in primavera, con i suoi laghi, le ville, i mulini e i musei che si trovano al suo interno e si possono visitare;
  • Puglia: la Valle dei Giganti tra Ostuni e Montalbano è un luogo davvero affascinante da esplorare, tra ulivi millenari e percorsi da fare con tutta la famiglia;
  • Sicilia: di solito è una meta estiva, ma in realtà questa isola offre tante cose belle da vedere anche in primavera, come ad esempio la Val di Noto, con la natura della Riserva Naturale Orientata Cavagrande del Cassibile o l’Oasi Faunistica di Vendicari, o i borghi storici ricchi di arte e cultura, come ad esempio Noto;
  • Toscana: nel territorio della Garfagnana si possono scoprire paesaggi stupendi e colorati, oltre a borghi suggestivi come quello di Isola Santa, sulle rive di un lago di montagna;
  • Trentino Alto Adige: per gli amanti del trekking, la primavera è la stagione ideale per visitare i meravigliosi percorsi in montagna che offre questa regione.

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