lunedì 4 novembre 2024

Le navicelle spaziali più famose di Star Wars

 


La saga fantascientifica di Star Wars è tra le più famose, amate e longeve della storia del cinema. Nata dalla mente di George Lucas, questa storia ha conquistato il pubblico a livello mondiale grazie ai suoi eroici protagonisti, ai robot e agli umanoidi che figurano tra i personaggi, ma anche grazie alle numerose astronavi, attraverso le quali la storia si anima nella galassia “lontana, lontana”. Scopriamo, quindi, insieme quali sono le principali navicelle di Star Wars e i veicoli diventati ormai delle vere e proprie icone della storia.


Le classi delle astronavi di Star Wars

Come anticipato, in Star Wars le astronavi grazie alle quali i protagonisti si muovono e combattono sono davvero tantissime. Alcune compaiono solo in alcuni episodi della saga, altre compaiono in tutti. Questi veicoli spaziali possono esse suddivisi in alcune categorie. Ecco quali sono le principali.


I caccia stellari

Nella categoria dei caccia stellari rientrano molte navicelle di Star Wars diverse per forma, dimensioni, caratteristiche, tecnologie e armamenti. Tuttavia, in genere i caccia sono veicoli per lo più monoposto che svolgono missioni di difesa, di attacco al suolo, di ricognizione sul campo di battaglia o di protezione della flotta. Tra gli esempi più celebri ci sono:

  • X-wing: è un caccia stellare veloce e potente usato dall’Alleanza Ribelle, chiamato così per le sue quattro ali che gli conferiscono una forma a X;
  • TIE: è una delle astronavi di Star Wars dell’Impero, costruita in diversi modelli. Quello di base è un caccia monopilota a corto raggio, agile e dotato di due motori, un abitacolo sferico e numerose ali che sono dei pannelli solari in grado di fornire l’energia al velivolo.
 

Le navicelle da battaglia

Le astronavi da battaglia di Star Wars includono un gran numero di veicoli di diverse dimensioni, adibite al trasporto di soldati, armi e attrezzature belliche e altri veicoli più piccoli, oltre che al combattimento. Tra le tipologie più famose troviamo:

  • AT-AT (All Terrain Armored Transport): è un veicolo quadrupede corazzato e armato, in grado combattere e di trasportare fino a 40 soldati e altri veicoli leggeri;
  • Incrociatore mon calamari: è una nave ammiraglia utilizzata dall’Alleanza Ribelle e dalla Nuova Repubblica; è molto potente e ha un design unico per ogni nave;
  • Star Destroyer: è una nave ammiraglia utilizzata dall’Impero, dalla forma appuntita e costellata di cannoni, torrette e scudi deflettori. Può trasportare molti caccia TIE e svariati altri mezzi di combattimento, oltre che soldati. È considerata un simbolo della potenza imperiale e può anche contenere nel proprio hangar le astronavi nemiche catturate. Esistono diverse classi di questa navicella e le più famose sono l’Imperial, il Venator e l’Executor. Quest’ultimo modello in alcuni episodi è la nave personale di Dart Fener ed è molto più grande degli altri Star Destroyer, con una maggiore potenza di combattimento e di trasporto.
 

Le navicelle da trasporto, da sbarco, da esplorazione e da supporto

Nell’universo di Star Wars le astronavi da trasporto sono, appunto, veicoli adibiti al trasporto di merci e passeggeri. Quelli da sbarco, invece, sono veicoli speciali che servono a trasportare truppe e altri mezzi su altri pianeti. Le navicelle da esplorazione sono utilizzate per scoprire ed esplorare nuovi mondi o sistemi stellari: ne è un esempio la nave Nebulon-B, utilizzata anche come mezzo di scorta per proteggere i convogli. Le navi di supporto, infine, sono dei mezzi utilizzati per fornire supporto logistico o tattico ad altre astronavi, durante battaglie o nuove esplorazioni.

Il Millennium Falcon e la Morte Nera

Tra le navicelle di Star Wars, due in particolare meritano una menzione speciale, dato che sono le più famose, nonché dei veri e propri simboli dell’intera storia di fantascienza:

  • Millennium Falcon: è l’astronave di Ian Solo e compare sia nella trilogia originale che nei sequel. È un veicolo che ha una lunga storia e che spesso ha riscontrato problemi ma, nonostante questo, si è reso protagonista delle principali vittorie dell’Alleanza Ribelle e della Nuova Repubblica, in quanto è molto veloce e ha una notevole potenza di fuoco, anche grazie ai cannoni laser. Viene pilotato da Ian Solo, con il wookiee Chewbecca come co-pilota, e riesce a distruggere la Morte Nera.

  • Morte Nera: è l’arma più potente dell’Impero, una stazione spaziale di forma sferica e di grandi dimensioni, al punto da essere scambiata per una luna. È dotata di tantissime armi di vario tipo, tra le quali un cannone laser in grado di distruggere un intero pianeta. Durante la saga ne vengono costruiti e distrutti due esemplari, anche se il secondo, sebbene sia molto più potente e avanzato a livello tecnologico rispetto al primo, non è mai stato ultimato.
 

I modellini delle astronavi di Star Wars

Negli anni sono stati realizzati tantissimi modellini delle navicelle di Star Wars. Oggi è possibile acquistarli anche in edicola, grazie alla collana Star Wars - Astronavi e Veicoli - De Agostini: si tratta della serie completa di tutte le navicelle più famose della saga, riprodotte in miniature dipinte a mano, con finiture di grande qualità, dedicate ai veri collezionisti appassionati della saga di Lucas. Puoi ordinare le uscite su Primaedicola.it oppure richiederle al tuo edicolante.

lunedì 28 ottobre 2024

La storia dello Stadio di San Siro


Lo Stadio San Siro è uno dei simboli del calcio italiano ed è noto in tutto il mondo per la sua grandiosità. Lo stadio di Milano, infatti, deve la sua popolarità principalmente alla sua imponente struttura, più volte ampliata. Ripercorriamo, quindi, la storia dello stadio Meazza, scoprendo le curiosità che lo riguardano.


La costruzione dello Stadio di San Siro

La storia dello Stadio di San Siro è iniziata nel 1925 quando, l’allora Presidente del Milan, Piero Pirelli, decise di dotare il suo club di un nuovo impianto per ospitare le partite in casa. Il progetto fu affidato agli architetti Ulisse Stacchini, già noto per aver disegnato la Stazione Centrale di Milano, e Alberto Cugini.

Il nome dello stadio deriva dalla zona in cui si decise di costruirlo, ovvero il quartiere San Siro, chiamato così per l’antica Chiesa di San Siro alla Vepra. Il quartiere non fu scelto a caso: in quegli anni, infatti, l’area era ormai diventata il centro sportivo del capoluogo lombardo, grazie alla presenza degli ippodromi.

I lavori per il nuovo impianto sportivo, costati circa 5 milioni di lire dell’epoca, iniziarono il 1° agosto del 1925 e proseguirono per un anno: il risultato fu uno stadio all’inglese composto da quattro tribune indipendenti in cemento armato, di cui una sola coperta, con una capienza massima di 35.000 spettatori.

Lo Stadio di San Siro a Milano fu dunque inaugurato il 19 settembre del 1926 con il derby Milan-Inter, un’amichevole nella quale i nerazzurri si imposero sui padroni di casa per 6 a 3.


Il primo ampliamento dello Stadio San Siro negli anni Trenta

Nel 1935 il Comune di Milano acquistò l’impianto sportivo e decise subito di ampliarlo, affidando il progetto all’architetto Mario Perlasca e all’ingegnere Giuseppe Bertera. I lavori iniziarono nel settembre del 1937 e durarono quasi due anni: le tribune vennero allungate e furono create quattro curve di raccordo per eliminare gli stacchi tra gli spalti, così da creare una gradinata unica che aumentò la capienza fino a 55.000 posti. In quell’occasione, furono ristrutturati anche gli ingressi e gli spazi dedicati agli atleti. Lo stadio così rinnovato fu inaugurato il 13 maggio del 1939 con un’amichevole tra Italia e Inghilterra, terminata con un pareggio.

In seguito, per un periodo il Milan lasciò lo Stadio San Siro e si trasferì all’Arena Civica, dove giocava l’Inter, perché questo impianto presentava un terreno migliore in inverno. Tuttavia, poiché il fabbricato di epoca napoleonica fu sottoposto a vincolo di tutela dei beni culturali impedendo così lavori di ampliamento, nel 1947 sia il Milan che l’Inter si trasferirono definitivamente a San Siro.


Il secondo ampliamento negli anni Cinquanta

Negli anni successivi il Comune di Milano decise di effettuare un secondo ampliamento dello Stadio San Siro. I lavori furono affidati nel 1953 all’architetto Armando Ronca e all’ingegnere Ferruccio Calzolari: il progetto, costato circa 750 milioni di lire e realizzato in 500 giorni, ha portato alla costruzione di una struttura in calcestruzzo per sostenere un secondo anello di gradinate e all’aggiunta delle rampe portanti elicoidali lungo il perimetro esterno per consentire ai tifosi di raggiungere i vari piani. A quel punto lo stadio era dotato di un primo anello suddiviso in settori numerati e un secondo anello “popolare”, scoperto e senza alcuna divisione. Durante i lavori lo stadio restò sempre parzialmente agibile e continuò quindi a ospitare regolarmente le partite. Con l’ampliamento, l’impianto raggiunse una capienza di 100.000 posti, poi ridotti per motivi di sicurezza a 85.000, dei quali 60.000 a sedere. Lo stadio fu riaperto il 5 settembre 1955 con l’amichevole tra Milan e Dinamo Mosca, che vinse per 4 a 1. Nel 1957 venne poi ultimata la realizzazione dell’impianto di illuminazione notturna e, negli anni successivi, fu istallato anche il tabellone luminoso elettronico.


Lo Stadio Meazza e l’ampliamento degli anni Novanta

Nel 1980 lo Stadio San Siro divenne lo Stadio Giuseppe Meazza: l’impianto, infatti, fu intitolato al grande giocatore milanese che militò sia nell’Inter che nel Milan, diventando anche due volte Campione del Mondo con la Nazionale.

Nel 1990 furono proprio i Mondiali a spingere il Comune di Milano a dare il via a una nuova fase di lavori, per rinnovare e ampliare la struttura, oltre che per garantire una maggiore sicurezza. Il progetto fu affidato agli architetti Giancarlo Ragazzi ed Enrico Hoffer e agli ingegneri Leo Finizi ed Edoardo Nova: il team ideò una nuova sopraelevazione, sostenuta da 11 torri cilindriche addossate alla struttura esistente, per realizzare così il terzo anello e raggiungere una capienza di 85.700 posti. Il progetto comprese anche la costruzione di una copertura per le tribune con delle travi reticolari rosse sostenute dalle torri agli angoli dell’impianto. Anche in questo caso, lo stadio continuò a essere parzialmente utilizzato durante i lavori, per poi riaprire ufficialmente il 25 aprile del 1990, con la finale di Coppa Italia tra Milan e Juventus, vinta dai bianconeri.


Lo Stadio di Milano oggi: i record

Oggi lo Stadio Mezza è gestito da M-I Stadio S.r.l, una società compartecipata da Milan e Inter: dopo dei brevi lavori di riqualificazione effettuati nel 2008 per adeguare la struttura alla normativa Uefa, attualmente la struttura ha una capienza di circa 80.000 posti a sedere e per questo è il più capiente d’Italia, oltre che uno dei venti più grandi a livello internazionale. Indicato nel 2009 dal Times come secondo stadio più bello del mondo dopo il Westfalenstadion di Dortmund, lo Stadio di San Siro detiene un importante record: è, infatti, anche stadio più titolato del mondo, grazie ai numerosi trofei presenti nei palmarès dei rossoneri e dei nerazzurri.

Per la maestosità della sua struttura, per la sua storia e per aver ospitato importanti eventi calcistici, lo Stadio San Siro è soprannominato “la Scala del calcio”, in riferimento al celebre teatro milanese. Nonostante sia principalmente utilizzato per le partite di calcio, oggi l’impianto ospita anche altri eventi sportivi e soprattutto eventi musicali: negli anni tantissimi grandi artisti si sono esibiti in questa struttura, da Bob Marley, che fu il primo nel 1980, fino a Carlos Santana, Bob Dylan, Bruce Springsteen e David Bowie.

lunedì 21 ottobre 2024

Gli animali Disney più famosi e amati dei cartoni animati

 

Nella storia della Disney sono davvero tanti i personaggi che hanno conquistato il pubblico. Oltre a Topolino e ai protagonisti dei fumetti e oltre alle principesse, i personaggi dei film di animazione che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo sono gli animali Disney. Scopriamo quali sono i più amati, ricordando le pellicole che li hanno resi famosi.


I cani protagonisti animali delle storie Disney

Tra gli animali della Disney protagonisti delle tante storie che ancora oggi appassionano grandi e piccini, ci sono tanti simpatici cagnolini. Il primo è certamente Pluto, il fedele amico di Topolino, suo compagno in tante avventure: comparso per la prima volta come prototipo nel cortometraggio “Fuga di Topolino” del 1930, il cane ha esordito ufficialmente nel 1931, nel cartone “Topolino a caccia”. È uno dei pochi animali Disney a non avere caratteristiche antropomorfe, ossia non parla e si comporta in tutto e per tutto da cane, anche se le sue espressioni sono state accentuate per avvicinarlo di più agli umani.

Altri due cani della Disney famosissimi sono i protagonisti di “Lilli e il vagabondo”, film del 1955: è la storia d’amore tra Lilli, una cagnolina di razza cocker che vive in una famiglia borghese, e Biagio, un meticcio randagio. Dopo varie peripezie, i due cresceranno insieme i loro cuccioli.

Nel 1961 è poi uscito “La carica dei cento e uno”, altro film d’animazione passato alla storia che vede come protagonisti due cani di razza dalmata, Pongo e Peggy, la cui cucciolata viene presa di mira dalla perfida Crudelia De Mon, una donna ricca appassionata di pellicce che vorrebbe utilizzare la pelle dei cuccioli proprio per farne dei capi di abbigliamento.


I gatti della Disney

Tra gli animali della Disney ci sono poi anche diversi felini. I più famosi sono probabilmente i protagonisti de “Gli Aristogatti”, fortunato film del 1970 che racconta la storia di una famiglia di gatti di una ricca cantante lirica parigina. I felini vengono nominati eredi della signora e per questo motivo finiscono nel mirino del maggiordomo Edgar che decide di eliminarli, essendo l’erede successivo. I gatti si salvano grazie all’aiuto di Romeo, un micio di strada che vive sui tetti della città.

Molto famosi nel mondo Disney sono anche Lucifero, il dispettoso gatto della matrigna di Cenerentola e Figaro, il gatto di Geppetto che viene inghiottito insieme a lui dalla balena nel film “Pinocchio”.


Gli animali selvatici nei cartoni animati Disney

I personaggi Disney che abbiamo visto finora sono animali domestici. Nei cartoni del colosso americano, però, sono tanti anche i protagonisti rappresentati da animali selvatici. Vediamo quali sono.


L’elefantino Dumbo

Dumbo” è il celebre film del 1941 che ha fatto commuovere intere generazioni. Il protagonista è un elefantino che vive in un circo e diventa bersaglio di scherzi e sberleffi a causa delle sue grandi orecchie. Per difenderlo, sua madre finisce in gabbia e la scena della loro separazione è una delle più struggenti della storia dei cartoni animati. Dopo varie peripezie, però, alla fine i due si riuniranno.


Il cerbiatto Bambi

Bambi è il nome del cerbiatto protagonista dell’omonimo film uscito nel 1942: il piccolo, per diventare un cervo forte e coraggioso, dovrà affrontare tante difficoltà, tra le quali la morte della madre, una cerva uccisa da un cacciatore. Nella storia ci sono anche altri protagonisti animali, ovvero i due amici di Bambi, Tamburino, un coniglietto dal naso rosa e Fiore, una simpatica moffetta, poi un gufo, una talpa e un rospo.


Gli animaletti Disney del film Robin Hood

Nel 1973 la Disney ha prodotto un altro film entrato nella storia dei cartoni, ovvero “Robin Hood”, la versione animata della celebre leggenda del ladro che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Tutti i personaggi della pellicola sono degli animali antropomorfi: Robin Hood e Lady Marian sono due volpi, lo Sceriffo di Nottingham è un lupo, il Principe Giovanni è un leone e il suo consigliere Sir Biss è un serpente. Tra i personaggi secondari troviamo, invece, il tasso Fra Tuck, l’orso Little John, la gallina Lady Cocca, il coniglietto Saetta e il cane di razza bloodhound Otto.


Gli animali Disney de “Il libro della Giungla”

Basato sull’omonimo romanzo di Kipling, il film Disney “Il libro della giungla” è uscito nel 1967 e narra la storia di Mowgli, un orfano che viene allevato dagli animali della giungla indiana. A trovarlo in una cesta, all’interno di una canoa distrutta, è Bagheera, una pantera nera che lo porta da Raksha, una lupa che ha appena dato alla luce la sua cucciolata e che accetta di prendersi cura del bambino, insieme al suo compagno Rama. Tra gli altri personaggi ci sono l’orso Baloo, l’orango Re Luigi, il pitone Kaa e la terribile tigre Shere Khan.


Il Re Leone

Il Re Leone” è un altro capolavoro Disney: uscito nel 1994 e diventato subito un successo, questo film vede come protagonisti un branco di leoni in Africa. Il personaggio principale è Simba, un leoncino destinato a diventare re della giungla: per riuscirci, però, dovrà affrontare molte difficoltà e vendicare la morte di suo padre Mufasa, ucciso dallo zio Scar. Oltre ai leoni, di questo cartone si ricordano anche altri animali, come il mandrillo Rafiki, lo sciamano delle Terre del Branco, e poi il suricato Timon e il facocero Pumbaa, i quali insegnano al giovane Simba la filosofia dell’Hakuna Matata, ossia della vita “senza pensieri”.

La Disney ha continuato a produrre film con protagonisti degli animali che hanno conquistato il pubblico, come ad esempio, in tempi più recenti, il cane Bolt o gli animali di Zootropolis.

domenica 13 ottobre 2024

I personaggi di Diabolik

Al cinema è da poco uscito “Diabolik, chi sei?”, il terzo film della saga diretta dai fratelli Manetti basata sul fumetto creato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962. Questi recenti pellicole hanno riacceso l’interesse verso l’intricato e misterioso universo di questo genio del crimine e verso la serie di fumetti. Il suo mondo è ricco di protagonisti interessanti e affascinanti, ciascuno con le proprie peculiarità. Scopriamo quindi insieme quali sono i principali personaggi di Diabolik, le figure che hanno contribuito al successo di questa storia e che rendono ogni episodio coinvolgente per il lettore.


I protagonisti dell’universo di Diabolik

In 60 anni di pubblicazione e centinaia di albi, i personaggi di Diabolik sono veramente tanti. La maggior parte di loro sono comparsi solo una volta in determinati episodi, per poi scomparire per sempre o ricomparire in altri numeri negli anni successivi, magari per rivelare segreti del passato o per cercare vendetta per un torto subito tempo prima. Tuttavia, ci sono alcuni personaggi che fanno parte a pieno titolo del mondo di Diabolik e che sono costanti in tutti i fumetti o quasi. Vediamoli nel dettaglio.


Diabolik

Diabolik è ovviamente il protagonista della storia, un ladro intelligente e abile, oltre che un assassino spietato che riesce sempre a ottenere ciò che vuole, organizzando dei piani criminali nei minimi dettagli. Proprio nel numero 5 del 1968 intitolato “Diabolik, chi sei?”, quello sul quale è basato l’ultimo film dei Manetti Bros, vengono svelate le origini del personaggio: si scopre, così, che era un orfano sopravvissuto a un naufragio e che venne ritrovato su un’isola abitata da pescatori e da una banda di malviventi. Questi ultimi, per motivi ignoti, decidono di tenerlo con loro e di allevarlo, facendolo diventare un abile criminale.


Elizabeth Gay

Nel fumetto di Diabolik il primo tra i personaggi femminili a comparire è Elizabeth Gay: è una bella ragazza dagli occhi viola che lavora come infermiera in una clinica psichiatrica e che si innamora di Diabolik, non conoscendo la sua vera identità. Il ladro, infatti, si presenta a lei come il conte Walter Dorian e la conquista. La loro storia, però, dura poco tempo: solo due numeri dopo, infatti, compare Eva Kant e così Elizabeth esce di scena. Dopo aver scoperto la vera identità del suo fidanzato, la giovane viene manipolata dallo stesso Diabolik e condotta quasi alla follia.


Eva Kant

Come spiegarono le stesse sorelle Giussani, Elizabeth Gay non era adatta per essere la compagna di un criminale come Diabolik perché era troppo diversa da lui. Per questa ragione, nella vita del protagonista entra ben presto un’altra donna, di nome Eva Kant. Si tratta di una donna bionda, bellissima, elegante e di origine nobile che, con il suo fascino misterioso e la sua intelligenza, conquista subito lo spietato ladro. Ma come si sono incontrati Diabolik ed Eva Kant? Il primo incontro avviene nel terzo numero del fumetto, uscito nel 1963 con il titolo “L’arresto di Diabolik”: il ladro, in realtà, in quel momento è ancora fidanzato con Elizabeth, ma resta folgorato dalla bellezza di Eva che, a sua volta, viene conquistata dal fascino del criminale. I due iniziano così una relazione basata su una grande complicità: Eva, infatti, abbraccia lo stile di vita del fidanzato e diventa la sua fedele compagna nelle sue imprese.


Ginko

Diabolik e Ginko sono acerrimi nemici, sin dal primo numero del fumetto. Ginko è l’ispettore di polizia incaricato di catturare il ladro e di sventarne i piani criminosi. Arrestare il genio del crimine diventa lo scopo della sua vita e per raggiungerlo è disposto a tutto. Ginko è un poliziotto intelligente e riesce a elaborare delle strategie contro il suo nemico che spesso si rivelano vincenti. Tuttavia, si tratta sempre di successi effimeri, in quanto alla fine Diabolik riesce sempre ad avere la meglio.


Altea di Vallenberg

Altea di Vallenberg è una donna bellissima e aristocratica, vedova del duca Federico di Vallenberg. La sua prima comparsa nel fumetto è datata 1964, nell’albo 22 intitolato “Il grande ricatto”. In questo episodio la donna incontra per la prima volta l’ispettore Ginko, del quale si innamora. Tra i due nasce così una relazione che inizialmente rimane segreta; Altea diventa la confidente del poliziotto e spesso è costretta a scendere a compromessi con Diabolik pur di salvare il suo amato, anche se condivide con lui il desiderio di vedere il criminale dietro le sbarre.


Gustavo Garian

Gustavo Garian è un giovane dell’alta società, vittima di Diabolik. Il criminale, infatti, ha ucciso suo padre e alcuni suoi parenti e poi ha fatto impazzire la madre per entrare in possesso del suo patrimonio. Il ladro avrebbe ucciso anche Gustavo, se il giovane non fosse stato salvato da Ginko. Questo episodio crea un legame di forte amicizia tra i due: Gustavo diventa così una sorta di assistente del poliziotto, condividendo con lui l’odio per Diabolik e il desiderio di catturarlo una volta per tutte. Gustavo è presente sin dal primo numero del fumetto, ma poi scomparirà dalle scene per alcuni anni, ricomparendo di tanto in tanto in alcuni albi.


I personaggi secondari di Diabolik

Oltre ai protagonisti principali che abbiamo visto, nei fumetti di Diabolik ci sono anche alcuni personaggi secondari che hanno però un ruolo importante nell’intreccio per diverse ragioni. Ecco quali sono.


King

King è un personaggio che compare nei fumetti solo attraverso i flashback di Diabolik. Tramite questi racconti del passato si scopre che King era il capo di un’organizzazione malavitosa molto potente che abitava in un’isola sperduta nell’oceano. È proprio la sua banda ad accogliere Diabolik quando era ancora in fasce e ad allevarlo. Dopo una serie di eventi, Diabolik e King arrivano però a uno scontro in cui il boss ha la peggio.


Il Generale Fabio Von Waller

Il Generale Fabio Von Waller è lo zio di Altea, dalla quale viene soprannominato “il generale volpone” per le sue abilità strategiche a livello militare. L’uomo appare per la prima volta nel numero intitolato “Nelle mani della giustizia” e, in seguito, tornerà più volte nella storia, assumendo un ruolo spesso fondamentale.


Clara

Clara è la fidanzata di Gustavo Garian e compare per la prima volta nel numero “Il nemico ritrovato”, per poi ricomparire in alcuni numeri successivi.


Gianna

Gianna è una ladra che compare per la prima volta nel numero “Professione ladra”. In prigione conosce Eva Kant e tra le due nasce subito un’amicizia: in seguito, Gianna sarà spesso d’aiuto per salvare Diabolik dall’arresto.


Bettina

Comparsa per la prima volta nel numero “Angoscia”, Bettina è una bambina orfana di madre che viene sorpresa da Diabolik nel suo rifugio: il ladro sta per ucciderla, ma quando si accorge che si tratta solo di una bambina, la risparmia. La piccola riesce ben presto a conquistare l’affetto del ladro e della sua compagna Eva. In futuro ricomparirà nella storia: ormai adolescente, Bettina tradirà Diabolik per cercare di salvare il suo fidanzato. Il ladro scoprirà il suo piano ma deciderà comunque di aiutarla, in quanto ancora molto affezionato a lei.


Alberto Floriani

Alberto Floriani è uno psichiatra che lavora nella clinica dove viene ricoverata Elizabeth Gay, dopo lo shock subito a causa di Diabolik. Il dottore si innamora della ragazza e in seguito i due si sposano, ma l’ombra del ladro tornerà a perseguitarli.

domenica 6 ottobre 2024

I 10 modelli Ferrari che hanno scritto la storia della rossa

Il marchio Ferrari è un simbolo italiano riconosciuto in tutto il mondo: la storia della scuderia fondata da Enzo Ferrari nel 1898 è ricca di traguardi e successi, sia su strada che in pista. In tutti questi anni, sono stati davvero tanti i modelli della Ferrari che sono diventati iconici e che hanno segnato la storia del brand e delle auto italiane in generale.

Ma quanti modelli di Ferrari esistono? Tra il 1948 e il 2013 la casa di Maranello ha realizzato 114 modelli per l’uso stradale. Scopriamo insieme quali sono i 10 modelli Ferrari più famosi di sempre.

La Ferrari 125 S del 1947

La Ferrari 125 S è il primo dei modelli storici: si tratta, infatti, della prima automobile con il marchio Ferrari della storia. Costruita nel 1947, uscì in due diverse versioni: spider monoposto con V12.15 da 90 CV, e biposto da competizione con lo stesso propulsore, con 118 CV e una potenza massima di 210 km/h. Il motore di questo modello divenne poi la base per la 125 F1, la prima monoposto dedicata al torneo iridato.


La Ferrari 250 GTO del 1962

Il modello della Ferrari 250 GTO è considerato iconico da tutti gli appassionati: fu prodotto in soli 36 esemplari tra il 1962 e il 1964 ed è certamente anche per questo che alcuni modelli venduti all’asta in tempi recenti hanno battuto ogni record, con cifre da capogiro. Questa vettura vinse diverse gare, arricchendo così il palmarès della scuderia; fu costruita con un motore V12 da 3 litri con una capacità di 300 cavalli e una potenza di 100 cv/litro che poteva regalare alte prestazioni. La sigla GTO vuole dire “Gran Turismo Omologata” ed è poi stata utilizzata in seguito anche per altri modelli.


La Ferrari 250 GT California del 1962

Tra i modelli storici della Ferrari da citare c’è sicuramente anche la mitica 250 GT California del 1962, l’automobile grazie alla quale il cavallino rampante è riuscito a conquistare il mercato americano, affermandosi ben presto come veicolo non solo sportivo, ma anche di lusso. Quest’auto è dotata di motore 3 litri V12 con una potenza tra i 240 e i 280 cavalli, a seconda delle versioni.

La Ferrari 365 GTB/4 Daytona del 1968


La Ferrari 365 GTB/4 Daytona è un modello uscito nel 1968, l’ultimo con motore anteriore prima del passaggio a quello posteriore centrale che è stato utilizzato fino agli anni ’90. Dotata di un motore V12 con una capacità di 350 CV, questa vettura deve il suo soprannome alla 24 Ore di Daytona, gara in cui seppe farsi valere.


La Ferrari Dino 206 GT del 1969

La serie della Ferrari Dino prodotta tra il 1967 e il 1969 è tra le più amate di sempre. Il modello 206 GT, in particolare, è passato alla storia per il suo motore V6, un esemplare unico nella storia della casa di Maranello. Questo modello, inoltre, fu anche il primo con il motore posteriore centrale.


La Ferrari 512 BB del 1976

Il modello della Ferrari 512 BB è un vero e proprio simbolo degli anni Settanta, dalla linea inconfondibile con un design nuovo, con l’aggiunta di due fasce laterali e i fari arancioni. La linea BB è stata creata per sostituire le 365 GTB/4 Daytona ed è diventata ben presto il modello di punta di quegli anni, con un motore V12 a 180°.


La Ferrari Testarossa del 1984

Il modello Ferrari Testarossa è entrato nella storia, con il suo design innovativo con il cofano basso, le prese d’aria laterali e i fari a scomparsa tra gli elementi più caratteristici. Lanciata nel 1984, questa vettura aveva un motore a 12 cilindri centrale, con 390 cavalli che le permetteva di raggiungere i 290 km/h. Il nome sembrerebbe essere stato ispirato dalla 250 Testa Rossa, una barca del 1957 le cui testate del motore furono colorate di rosso.


La Ferrari F40 del 1987

Quello della Ferrari F40 è stato l’ultimo modello che Enzo Ferrari ha visto realizzare. È una delle auto più iconiche della casa di Maranello, grazie al suo motore a 8 cilindri, i suoi 478 cavalli e la velocità massima da record pari a 324 km/h, oltre al suo design unico, ispirato alla Formula 1, con un alettone posteriore e tre scarichi centrali. È stata lanciata nel 1987 per celebrare i 40 anni della Ferrari.


La Ferrari F355 del 1994

Il modello della Ferrari F355 è il simbolo degli anni ’90: disponibile in tre versioni (coupé, targa e spider), montava un motore centrale posteriore a 8 cilindri e presentava diverse novità tecniche che hanno contribuito a lanciare il brand verso le nuove sfide degli anni 2000.


La Ferrari 458 del 2009

Tra i vari modelli di Ferrari del terzo millennio, la 458 lanciata nel 2009 è forse la più iconica, grazie alle migliorie tecniche per quanto riguarda le prestazioni e l’elettronica. Disponibile in quattro versioni (Italia, Spider, Speciale e Speciale A), è stata l’ultimo esempio del motore V8 con capacità di 570 cavalli. È stata prodotta fino al 2015 e poi sostituita dalla 488 GTB.

domenica 29 settembre 2024

La storia del gioco di carte Uno

Tra i giochi di carte più famosi e amati oggi in tutto il mondo c’è sicuramente Uno. Questo gioco ha un regolamento molto semplice e, per questa ragione, è adatto a tutte le età. È anche un gioco molto divertente, perché grazie ad alcune carte particolari, l’andamento del gioco può variare da un momento all’altro. Questi sono gli ingredienti che hanno portato questo gioco di carte al successo. Scopriamo di più sulla storia delle carte Uno e su come questo gioco ha conquistato il pubblico a livello mondiale.


Chi ha inventato le carte Uno?

Uno è un gioco di origine statunitense e la sua storia è molto curiosa. Al contrario di quanto si potrebbe immaginare, infatti, a inventarlo non è stata un’azienda produttrice di giochi, bensì un barbiere di nome Merle Robbins che viveva a Reading, in Ohio.

L’uomo aveva 59 anni quando, nel 1971, decise di creare un gioco per intrattenere i parenti durante le riunioni di famiglia: sembra, infatti, che i suoi familiari si annoiassero con i tradizionali giochi di carte, così lui pensò di crearne uno nuovo, che fosse coinvolgente ma allo stesso tempo facile e quindi adatto a tutti. L’idea, in realtà, gli venne dopo una discussione con suo figlio Ray a proposito delle regole di un altro gioco di carte che si chiamava Crazy Eights. Proprio a questo, Robbins si ispirò per sviluppare le regole del suo gioco che chiamò Uno; in seguito, con l’aiuto dei suoi familiari nel salotto di casa, il barbiere disegnò le carte, iniziando a produrle autonomamente a livello locale. I primi pacchetti furono venduti nel suo negozio e tra gli studenti della scuola dove insegnava suo figlio Ray. Nel 1972 Robbins decise poi di vendere i diritti di Uno alla International Games per 50,000 dollari, più le royalties pari a 10 centesimi per ciascun mazzo venduto.

Nel 1992 la International Games fu acquisita dalla Mattel e Uno divenne ben presto uno dei giochi di carte più venduti di sempre. Il gioco è stato distribuito in ben 80 Paesi del mondo, vendendo oltre 150 milioni di copie da allora fino a oggi.


L’origine del nome del gioco Uno

Il titolo breve e intuitivo di questo gioco ha certamente contribuito alla sua popolarità e facilità di diffusione in tutto il mondo. Sebbene molti pensino che il nome del gioco Uno sia italiano, in realtà non è così: sembra, infatti, che Merle Robbins abbia pensato alla parola spagnola perché gli piaceva come suonava ma soprattutto per il suo significato che richiama subito lo scopo del gioco, che è quello di sbarazzarsi di tutte le proprie carte, restando con una sola di esse in mano prima degli altri giocatori.

Il nome “Uno” è legato, inoltre, alla semplicità del gioco ma anche al forte impatto visivo sui giocatori. Le carte da Uno, infatti, sono caratterizzate da colori vivaci e numeri grandi, e la parola "Uno" scritta in modo prominente sulle carte suggerisce un senso di urgenza e di competizione con lo scopo di essere il primo a raggiungere l'obiettivo. In questo senso, si può dire che la scelta del nome abbia contribuito anche alla sua identità distintiva.


Come si gioca a Uno

Per capire come giocare a Uno, bisogna innanzitutto imparare a conoscere le carte. Vediamo insieme come funzionano e in seguito quali sono le regole da seguire.


Quante sono le carte da Uno?

Ciascun mazzo di Uno è composto da 112 carte. Ecco quali sono le varie tipologie e le loro rispettive funzioni:

1. 19 carte numerate: costituiscono la maggior parte del mazzo, hanno un numero da 0 a 9 e sono disponibili in quattro colori diversi (rosso, giallo, verde e blu). L'obiettivo è scartare una carta numerata dello stesso colore o dello stesso numero di quella posta sul tavolo.

2. Carte azione: sono quelle che determinano le varie azioni del gioco. Si suddividono in:

  • 8 carte cambio Giro: hanno un'icona a forma di freccia circolare. Quando vengono giocate, cambiano la direzione del gioco, facendo invertire l'ordine dei giocatori.
  • 8 carte salta: hanno un'icona di un cerchio con una linea diagonale attraverso di esso. Quando vengono giocate, il giocatore successivo deve saltare il turno.
  • 4 carte pesca due: hanno un'icona di una mano che tiene due dita sollevate. Quando vengono giocate, il giocatore successivo deve pescare due carte dal mazzo e saltare il proprio turno.

3. Carte jolly: sono carte speciali che possono essere giocate in qualsiasi momento, indipendentemente dal colore presente sul tavolo. Sono di due tipi:

  • 4 carte jolly cambio colore: hanno un'icona di una mano che tiene un pennello. Il giocatore che la gioca può scegliere il nuovo colore da utilizzare, permettendo di cambiare il colore in gioco.

  • 4 carte jolly pesca quattro: hanno l'icona di una mano che tiene quattro dita sollevate. Quando vengono giocate, il giocatore sceglie un nuovo colore e il giocatore successivo deve pescare quattro carte dal mazzo e saltare il turno.

 

Le regole delle carte Uno

Negli anni sono state prodotte tante varianti del gioco di carte Uno, ciascuna delle quali può presentare delle regole specifiche. In generale, però, le regole di base del gioco sono le seguenti:

  • L’obiettivo del gioco è quello di accumulare punti per battere gli avversari. Per farlo, ciascun giocatore dovrà provare ad aggiudicarsi i vari round scartando per primo tutte le carte che avrà in mano: a quel punto, il vincitore del singolo round otterrà punti in base alle carte rimaste in mano agli altri giocatori. Il primo giocatore che raggiunge il limite di punti stabilito è il vincitore della partita.
  • Ciascun round inizia con la distribuzione delle carte, sette per ciascun giocatore. Il resto delle carte viene posizionato al centro del tavolo per formare il mazzo di pesca.
  • Inizio del gioco: Il primo giocatore a giocare è di solito il giocatore a sinistra del mazziere. Il gioco procede in senso orario. I giocatori devono scartare una carta che abbia lo stesso numero o lo stesso colore di quella posta sopra il mazzo di scarto. Ad esempio, se sopra il mazzo di scarto c'è una carta verde con il numero 5, il giocatore successivo può giocare una carta verde o una carta con il numero 5 di qualsiasi altro colore. Se il giocatore non ha una carta idonea da giocare, allora dovrà pescare una carta dal mazzo e giocarla subito se compatibile con quella del mazzo, altrimenti dovrà passare il turno. Gli altri giocatori dovranno fare lo stesso.
  • Quando possibile, ciascun giocatore potrà poi giocare le carte azione, a sfavore degli avversari.
  • Fine del round: Il round termina quando un giocatore scarta la sua ultima carta. A quel punto, gli altri giocatori devono sommare i punti delle carte rimaste nelle loro mani. Le carte numerate valgono il loro valore nominale (ad esempio, una carta con il numero 5 vale 5 punti). Le carte azione (Cambio giro, Salta, Pesca due) valgono 20 punti ciascuna. Le carte Jolly valgono 50 punti e le carte Jolly +4 valgono 50 punti (o il valore che hai deciso in precedenza). I punti vengono conteggiati e registrati per ogni giocatore.
  • Nuovo round: dopo il conteggio dei punti, un nuovo round inizia con una nuova distribuzione delle carte. Il gioco continua fino a quando un giocatore raggiunge o supera un punteggio massimo prestabilito (ad esempio, 500 punti).

domenica 22 settembre 2024

La storia e le tipologie del gioco da tavolo

 

Il gioco da tavoloè un passatempo perfetto per trascorrere una serata in compagnia degli amici o anche per giocare insieme agli ospiti durante le feste natalizie. I giochi di società, infatti, non passano mai di moda: sono generalmente adatti a tutti, sono coinvolgenti, divertenti e stimolanti a livello mentale. Ma quali sono le origini dei giochi da tavolo e quali sono le principali tipologie esistenti oggi? Scopriamolo insieme, in questo breve viaggio nella loro storia.


Cosa sono i giochi da tavolo

Iniziamo definendo in modo più dettagliato cosa sono i giochi da tavolo. Innanzitutto, bisogna dire che sono conosciuti anche come “giochi di società”, perché si giocano in gruppo e, di solito, per disputare una partita servono almeno due giocatori; poi sono noti anche come “giochi in scatola”, perché normalmente tutto l’occorrente per giocare è contenuto in una scatola.

In genere, questa scatola contiene un tabellone che è la superficie sulla quale verrà giocato il gioco in questione. Insieme a questa plancia da sistemare aperta su un tavolo, vengono fornite anche le istruzioni con gli obiettivi del gioco, gli eventuali dadi se necessari, una piccola clessidra nel caso dei giochi a tempo, e infine dei segnalini, ovvero dei pezzi o delle figure utilizzate nel gioco per spostarsi sul tabellone. Ciascun gioco può poi contenere altri oggetti o accessori necessari per la partita, come ad esempio dei cartellini con ulteriori istruzioni per le varie azioni di gioco.


Le origini dei giochi da tavolo

La storia del gioco da tavolo è iniziata in tempi antichissimi e molte civiltà antiche ne hanno lasciato diverse testimonianze. Vediamo alcune tra le più importanti.


Il gioco da tavolo nell’antichità

Sebbene sia piuttosto difficile stabilire quale gioco da tavolo sia nato per primo, secondo alcune teorie quello più antico sarebbe il Senet, un gioco egizio raffigurato in alcune illustrazioni rinvenute nella tomba reale di Merknera: sembrerebbe un antenato del moderno backgammon e pare fosse molto amato dai faraoni. Nelle tombe reali di Ur, risalenti a un periodo compreso tra il 2400 e il 2600 a.C., sono poi state ritrovate altre tracce di antichi giochi da tavolo, tra i quali quello che è stato denominato il Gioco reale di Ur. Anche in altri siti archeologici, come il tempio di Kurna (1400 A.C.), sono state rinvenute incisioni raffiguranti giochi da tavolo. Oltre che dei passatempi, nell’Antico Egitto probabilmente questi giochi avevano anche un significato religioso.

In epoca romana, abbiamo testimonianze sui giochi esistenti grazie, ad esempio, a Marco Terenzio Varrone e Ovidio. Nelle sue opere, il primo cita il Ludus Latrunculorum, gioco molto in voga nell’Antica Roma che era una sorta di antenato della dama. Ovidio, invece, nella sua opera “Ars Amatoria” descrive il Ludus Duodecim Scriptorum, una sorta di backgammon.

Nei tempi antichi, in India si giocava, invece, il Chaturanga, l’antenato dei moderni scacchi: questo gioco, così come altri provenienti dalla Cina e dall’Asia in generale, si diffusero in Europa attraverso la Via della Seta e gli scambi commerciali.


Il gioco da tavolo in epoca moderna

Nel Medioevo e ancor di più nel Rinascimento i giochi da tavolo divennero popolari in tutta Europa, sia nei ceti sociali più alti che in quelli più bassi. I nobili e gli esponenti del clero amavano, in particolare, gli scacchi, gioco per il quale serve molta riflessione e una grande abilità nella strategia; nei salotti borghesi e nelle taverne, invece, si diffusero soprattutto i giochi di carte ma anche i giochi con i dadi, che erano per lo più giochi d’azzardo.
Con l’Illuminismo ci fu un grande sviluppo dei giochi da tavolo che si trasformarono da semplici intrattenimenti a strumenti educativi, per insegnare, soprattutto ai più giovani, i principi morali, etici e scientifici.

Nell’Ottocento i giochi da tavolo hanno continuato a essere, in forme diverse, dei passatempi sia per i nobili e i borghesi che per i ceti più bassi; nel Novecento questi giochi si sono ulteriormente sviluppati, diversificandosi nelle categorie che conosciamo oggi e conoscendo periodi di grande successo e diffusione. Ancora oggi, i giochi di società sono tra i più amati, perché consentono di divertirsi in modo semplice con gli amici, spesso imparando anche cose nuove.


Le principali tipologie di giochi da tavolo

Oggi esistono davvero tante tipologie di giochi da tavolo, tra le quali si può scegliere in base ai propri interessi e al numero di giocatori. Vediamo quali sono le più diffuse.


I giochi da tavolo fantasy

I giochi da tavolo fantasy sono quelli ambientati in universi di fantasia, con creature e personaggi che hanno poteri magici o speciali. In questa categoria rientrano anche i giochi da tavolo di ruolo, nei quali ciascun giocatore interpreta un personaggio per raggiungere gli obiettivi di gioco. L’esempio più famoso di questi giochi è certamente Dungeons&Dragons.


I giochi da tavolo investigativi

I giochi da tavolo investigativi sono quelli nei quali i partecipanti devono risolvere un mistero, sfruttando gli indizi a loro disposizione. Cluedo è uno dei giochi più famosi di questa categoria: i giocatori devono trovare il colpevole del delitto in base agli indizi ottenuti durante la partita.


I giochi da tavolo di strategia

I giochi da tavolo di strategia sono giochi di solito lunghi e complessi, ma molto coinvolgenti: per vincere e battere gli avversari, infatti, bisogna elaborare una propria strategia di gioco e cercare di anticipare le mosse degli avversari. Tra i giochi più famosi in questa categoria ci sono Risiko e Monopoli, due grandi classici intramontabili: nel primo lo scopo del gioco è quello di conquistare un determinato numero di territori con le proprie armate, mentre nel secondo l’obiettivo è quello di creare un impero finanziario prima degli avversari.


I giochi da tavolo a quiz

I giochi da tavolo a quiz sono molto divertenti e rapidi e spesso si ispirano a giochi televisivi. In questo caso, i giocatori devono mettere alla prova la propria cultura per battere gli avversari. Oltre ai giochi con le domande, ne esistono tanti altri nei quali per vincere è necessario utilizzare le proprie conoscenze: è il caso di Scarabeo, altro famoso gioco da tavolo il cui scopo è quello di comporre parole cercando di realizzare il punteggio più alto.

lunedì 16 settembre 2024

Cosa sono i GCC, i giochi di carte collezionabili che spopolano nel mondo ludico

 

Da anni ormai nel mondo ludico spopolano i giochi di carte collezionabili o GCC (Trading Card Games o TCG in inglese), ossia dei giochi nei quali si usano mazzi di carte che sono, appunto, collezionabili. Scopriamo insieme come sono nati, come funzionano e quali sono i più famosi.

 

Cosa sono i giochi di carte collezionabili

I giochi di carte collezionabili riescono a coniugare insieme due passioni, ossia il gioco di società e il collezionismo, conquistando quindi persone che si dedicano a entrambi gli hobby. Un GCC, infatti, è un gioco nel quale si utilizzano carte particolari che vengono vendute in confezioni composte da assortimenti casuali. Oltre a comporre una collezione, queste carte servono a giocare, seguendo un preciso regolamento.

Per partecipare a un gioco di carte collezionabili, secondo la definizione fornita dalla rivista Scrye, ciascun giocatore deve costruire un proprio mazzo di carte, acquistandole oppure scambiandole con altri giocatori. I GCC, infatti, hanno creato un vero e proprio mercato di scambio di carte collezionabili: i giocatori vendono o barattano i propri doppioni e acquistano le carte che mancano alla loro collezione o che servono per andare a comporre il mazzo con il quale partecipare alle partite.



La storia del gioco di carte collezionabili

Le carte collezionabili sono nate dalle figurine, le quali, negli Stati Uniti, venivano di solito stampate su un cartoncino rigido non adesivo. “The Base Ball Card Game” del 1904 fu il primo prototipo di GCC ma non fu mai prodotto.

Il primo vero gioco basato su un regolamento applicato a carte collezionabili e prodotto in larga scala fu “Magic: l’Adunanza”, un gioco a tema fantasy pubblicato nel 1993 dalla Wizards of the Coast e ideato da Richard Garfield. Le prime tirature del gioco, note come Alpha e Beta, andarono esaurite in breve tempo: fu così che iniziò il successo del GCC più amato al mondo, nell’ambito del quale, da allora ad oggi, sono state create tantissime espansioni.



L’evoluzione delle carte da collezione negli anni ‘90

Il successo di Magic fu enorme, al punto che i negozi, sommersi dagli ordini, facevano fatica a soddisfare le richieste dei clienti. Negli anni ’90 si registrò quindi un vero e proprio boom dei GCC e tante altre aziende imitarono la Wizards of the Coast producendo nuovi giochi di carte, come ad esempio Spellfire della TSR. La Wizards, però, voleva mantenere il dominio sul mercato ludico e così acquistò i diritti per la pubblicazione di giochi di carte collezionabili basati su altre proprietà intellettuali di successo, come ad esempio Battletech, Middle-earth Role Playing, Cyberpunk 2020 e Vampire: la masquerade.

Negli anni successivi altre aziende crearono nuovi giochi: tra il 1995 e il 1996 si registrò un periodo in cui il mercato risultò saturo e le vendite calarono. La Wizards, però, non si fermò e nel 1997 acquisì la TRS e tutte le sue proprietà, compreso il famoso gioco di ruolo Dungeons&Dragons, oltre ad altre case editrici e al controllo di alcune delle più importante convention di giochi negli Stati Uniti.

In seguito, furono pubblicati numerosi altri giochi, tra i quali quello di Star Wars e quello dei Pokémon che ottenne un grande successo, sulla scia di quello del cartone animato. Nel 1999 entrò in campo anche la Hasbro che acquistò la Wizards of the Coast per 325 milioni di dollari, imponendosi così come nuovo player dominante nel mercato dei GCC.



I GCC oggi

Negli anni 2000 i giochi di carte collezionabili hanno conosciuto alti e bassi, ossia periodi di grande entusiasmo ed enormi vendite, e periodi di calo. Tuttavia, la passione per i GCC non si è mai spenta, anzi: ancora oggi in tutto il mondo questo fenomeno ludico coinvolge migliaia di appassionati che amano creare il proprio mazzo di carte per sfidare gli amici o partecipare a dei veri e propri tornei, oltre a collezionare le carte più belle e più rare.

Negli ultimi tempi, inoltre, il mercato ha conosciuto un nuovo periodo di successi grazie ai giochi di carte ispirati a saghe cinematografiche, come Harry Potter, a manga e anime, come Yu-Gi-Oh!, o a popolari serie tv, come Il Trono di Spade, creando così un ampio filone di giochi diversi che continua a nutrirsi di nuove uscite. In tempi recenti, infine, i GCC sono diventati anche dei videogiochi, nei quali i giocatori, anziché collezionare carte fisiche, le acquistano o le scambiano virtualmente, per comporre una raccolta con la quale giocare online.



Come funzionano i giochi di carte collezionabili

I giochi di carte collezionabili si basano su un regolamento che illustra gli obiettivi del gioco, le categorie di carte utilizzabili e le regole che determinano il loro funzionamento. Ciascuna carta, inoltre, generalmente riporta un testo con delle regole aggiuntive che determinano gli effetti che la carta stessa avrà nella partita.

Ogni gioco di carte collezionabili ha un’ambientazione specifica dove le carte agiscono e dove possono essere presenti anche altre risorse che servono a interagire con gli altri giocatori e a dare più ritmo al gioco, come ad esempio delle carte particolari, dei segnalini che possono essere spesi oppure dei simboli sulle carte.

Nei GCC non esiste un mazzo predefinito di carte come nei tradizionali giochi di carte: ciascun giocatore, infatti, può comporre il proprio mazzo scegliendo le carte in base alle loro caratteristiche e ai loro effetti nella partita, elementi che contribuiscono a creare quindi anche una strategia di gioco.



I giochi di carte collezionabili più famosi

Oggi esistono migliaia di giochi di carte collezionabili e, come spiegato in precedenza, il mercato continua a espandersi anche grazie ai giochi ispirati a film e serie tv. Tuttavia, i GCC più famosi, ovvero quelli che hanno ottenuto un maggiore successo, sono i seguenti:

  • Magic: The Gathering (MTG): creato da Richard Garfield nel 1993, MTG è uno dei giochi di carte collezionabili più popolari. I giocatori assumono il ruolo di potenti maghi che si sfidano a duelli utilizzando incantesimi, creature magiche e tattiche. MTG è conosciuto per la sua profondità strategica e per l'ampia varietà di carte disponibili.

  • Pokémon Trading Card Game: basato sul celebre franchise, il Pokémon TCG è stato introdotto nel 1996. I giocatori assumono il ruolo di allenatori di Pokémon e si sfidano a vicenda utilizzando carte Pokémon con abilità e attacchi unici. L'obiettivo è sconfiggere i Pokémon dell'avversario e raccogliere carte rare.

  • Yu-Gi-Oh!: basato sull’omonima serie di anime e manga di successo, Yu-Gi-Oh! è un GCC che prevede battaglie tra giocatori che utilizzano mostri, incantesimi e trappole rappresentati dalle carte. L'obiettivo è ridurre i punti vita dell'avversario a zero utilizzando una combinazione di strategia e abilità.

  • Hearthstone: creato da Blizzard Entertainment nel 2014, Hearthstone è un GCC digitale basato sull'universo di Warcraft, videogioco che ha dato vita anche a un altro popolare gioco di carte, ovvero il World of Warcraft TGC, uscito nel 2006. I giocatori si sfidano utilizzando carte rappresentanti personaggi, incantesimi e abilità speciali. Il gioco offre una vasta gamma di modalità di gioco, inclusi scontri uno contro uno e sfide tra giocatori.

  • Force of Will: introdotto nel 2012, Force of Will è un GCC con elementi fantasy che combina mitologia, fiabe e personaggi leggendari, con una grafica che ricorda gli anime. I giocatori assumono il ruolo di governanti che si sfidano utilizzando carte che rappresentano creature, incantesimi e artefatti. Il gioco si distingue per il suo sistema di pietre magiche, che forniscono risorse per giocare le carte.

 

Dove acquistare le carte collezionabili

I GCC e le relative carte collezionabili possono essere acquistati online, nei negozi specializzati oppure comodamente in edicola. Su Primaedicola troverai, ad esempio, le carte di Yu-Gi-Oh!, l’ultima espansione nell’edizione italiana del Pokémon TGC, ovvero Pokémon Paradosso Temporale che comprende: Bustine Scarlatto e Violetto - Paradosso Temporale; Set Allenatore Fuoriclasse Scarlatto e Violetto - Paradosso Temporale Lunaruggente; Set Allenatore Fuoriclasse Scarlatto e Violetto - Paradosso Temporale Eroeferreo; Scarlatto e Violetto - Paradosso Temporale blister 3 bustine - Carta promo Cetitan + Arctibax.

lunedì 9 settembre 2024

La storia della Disney, il colosso dell’animazione che ha compiuto 100 anni

 

Nel 2023 la Disney ha compiuto 100 anni: l’azienda che oggi è una multinazionale dell’animazione, infatti, è stata fondata il 16 ottobre del 1923 dai fratelli Roy e Walt Disney. Da allora, questo brand è riuscito a regalare al pubblico storie e personaggi entrati ormai nell’immaginario collettivo, riscuotendo un successo enorme in tutto il mondo. Ripercorriamo, dunque, la storia della Disney e scopriamo le principali tappe della sua evoluzione, da piccolo studio fino a colosso dell’animazione.

Quando è nata la Disney?

Walt Disney nacque nel 1901 a Chicago, da una famiglia originaria della Normandia che si era trasferita negli Stati Uniti nell’Ottocento. Da giovane Walt si appassionò subito al disegno e, dopo aver lavorato nell’impresa del padre che vendeva giornali, iniziò a lavorare in un’agenzia pubblicitaria. A Kansas City incontrò poi Ub Iwerks, con cui fondò un primo studio di animazione, dove insieme produssero dei cartoni satirici. Questa prima esperienza, però, fu un fallimento; Walt decise così di trasferirsi a Hollywood, dove viveva suo fratello Roy che, in quel periodo, vendeva aspirapolveri. Fu proprio lì, al 4649 Kingswell Avenue, che i due fratelli, nel 1923, fondarono la Disney Brothers Cartoon Studio: Walt si occupava della parte creativa, mentre Roy di quella commerciale. Insieme iniziarono così a dedicarsi alla distribuzione di alcuni cartoni, come i corti delle Alice Comedies dove una bambina interagiva con dei cartoons, e alla creazione di altri prodotti.

La nascita di Topolino

Dopo la sua fondazione, la Disney cambiò nome diventando prima The Walt Disney Studio nel 1926, poi Walt Disney Productions nel 1929 e, infine, The Walt Disney Company nel 1986, nome che mantiene tuttora, insieme al logo che riporta il castello di Cenerentola, il preferito dello stesso Walt. L’evoluzione del piccolo studio di animazione fu dunque piuttosto rapida e il grande successo non tardò ad arrivare. La prima importante tappa di questa azienda è datata 1928, anno della nascita di Mickey Mouse, meglio conosciuto da noi come Topolino: creato da Walt Disney e Ub Iwerks, questo personaggio debuttò il 18 novembre di quell’anno nel cortometraggio Steamboat Willie, riscuotendo un successo inaspettato. Protagonista di animazioni mute e poi sonore, Topolino divenne ben presto una vera e propria icona della Disney, trasformandosi poi nel personaggio che conosciamo oggi, non solo di cartoni ma anche di celebri fumetti.

I primi lungometraggi della storia della Disney

Il primo vero film di animazione della Walt Disney uscì nel 1937: si tratta di Biancaneve, la prima delle Principesse Disney la cui storia fu ripresa dalla celebre fiaba dei fratelli Grimm. La pellicola ottenne 8 nomination agli Oscar e ne vinse 2, quello per la miglior canzone e quello per la migliore colonna sonora.
Nel 1940 la Disney pubblicò poi Fantasia, un lungometraggio d’animazione composto da 8 episodi con una colonna sonora di musica classica, riprodotta con il Fantasound, un sistema sonoro all’avanguardia per l’epoca, precursore del suono surround. Il film ottenne la candidatura a tre Oscar.


La costruzione del primo Disneyland

L’azienda di Walt Disney aveva ormai raggiunto il grande successo, popolarità che aumentò notevolmente grazie alla costruzione nel 1955 del primo parco divertimenti tematico, ovvero Disneyland, realizzato ad Anaheim, in California. Oggi nel mondo esistono altri cinque parchi ispirati a quello originale, ovvero: il Walt Disney World, in Florida, aperto nel 1971; il Tokyo Disneyland, in Giappone, aperto nel 1983; il Disneyland Paris, in Francia, aperto nel 1992; l’Hong Kong Disneyland, aperto nel 2005 e lo Shanghai Disney Resort, in Cina, aperto nel 2016. Ogni anno questi parchi registrano una media di 11 milioni di visitatori.


La scomparsa di Walt Disney

Walt Disney morì nel 1966 e, ad oggi, rimane una delle personalità dello spettacolo più premiate nella storia: il noto disegnatore, infatti, ha vinto 26 premi Oscar su 59 candidature e 3 Golden Globe e ha ottenuto ben due stelle sulla Walk of Fame di Hollywood. Nella sua carriera, oltre a creare personaggi iconico come Topolino, ma anche Pippo e Paperino, ha realizzato i primi lungometraggi animati in technicolor, ha perfezionato l’audio e la realizzazione delle immagini animate, creando così le fondamenta dell’industria mondiale dell’animazione.



Il nuovo corso della Disney

Dopo la morte di Walt Disney e quella di Roy avvenuta nel 1971, l’azienda attraversò un momento di crisi creativa, ma ben presto si riprese. A partire dagli anni ’80, l’azienda conobbe un nuovo periodo di successi, grazie a capolavori come “La Sirenetta”, “Il Re Leone”, “Aladdin” e “La Bella e la Bestia”.
Anche dal punto di vista del merchandising, l’azienda in questi anni fece un grosso passo in avanti, aprendo il primo di una lunga serie di negozi Disney al di fuori degli USA: si tratta del negozio londinese di Regent Street, inaugurato nel 1990.



Le acquisizioni della Disney negli anni 2000

La storia recente racconta di grandi acquisizioni che hanno fatto diventare l’azienda fondata dai fratelli Walt e Roy una vera multinazionale: nel 2006 la Disney ha infatti acquistato l’azienda rivale Pixar per 7,4 milioni di dollari, ottenendo così l’accesso alla nuova tecnologia di computer grafica, ultima frontiera dell’animazione. Nel 2009 la Disney ha poi acquisito per 4 miliardi di dollari la Marvel, il colosso dei fumetti creati da Stan Lee che vedono come protagonisti supereroi famosi come Spider-Man, Hulk, Iron Man e Capitan America.

Nel 2012, inoltre, la Disney ha acquisito per 4,05 miliardi di dollari il franchise Lucasfilm, creato da George Lucas nel 1971, ottenendo quindi l’accesso all’universo di Star Wars. Negli ultimi anni al cinema sono usciti nuovi capitoli delle saghe relative ai supereroi Marvel e agli eroi di Star Wars, dei grandi successi che si aggiunti alla lunga lista di quelli ottenuti dalla Disney nella sua lunga storia.

Nel 2019, infine, la Disney ha poi acquisito anche la 20th Century Fox oltre ad altri canali come National Geographic, lanciando successivamente sul mercato la propria piattaforma di streaming on demand, Disney+. Con quest’ultimo traguardo, la Walt Disney Company, nata in un piccolo studio di Hollywood, oggi è davvero diventato un pilastro senza pari nel mondo dell’animazione e dell’entertainment.

I prodotti Disney

Nella sua lunga storia, la Disney ha creato anche un universo di prodotti editoriali e di merchandising legato ai personaggi dei film di animazione e dei fumetti.

lunedì 2 settembre 2024

Le origini e il significato del Black Friday

 

Ogni anno a novembre è previsto un imperdibile appuntamento per tutti gli amanti dello shopping o per chi, in generale, intende fare acquisti cercando di risparmiare. Stiamo parlando del Black Friday, il venerdì che apre un periodo di sconti in tutti i negozi. Ma qual è il vero significato del “venerdì nero” e quali sono le sue origini? Scopriamolo insieme.

La storia del Black Friday

Le origini del Black Friday sono statunitensi: tutto iniziò grazie ai grandi magazzini Macy’s che, nel 1924, idearono una giornata di promozioni per incentivare l’inizio dello shopping natalizio subito dopo la festa del Thanksgiving Day. La trovata commerciale ottenne un grande successo e molti altri negozi la imitarono, contribuendo così a istituire una tradizione che, però, non aveva ancora il nome di Black Friday. Il vero boom di questa giornata di sconti risale, infatti, agli anni Sessanta, quando le promozioni di fine novembre divennero pian piano un appuntamento fisso.

È difficile stabilire quale sia il vero significato del termine “black” associato al venerdì degli sconti, in quanto esistono diverse teorie a riguardo. Secondo una versione della storia, il “venerdì nero” indicherebbe il traffico congestionato per le vie dello shopping delle grandi città, causato proprio degli sconti che attiravano nei negozi migliaia di persone.

Un’altra versione della storia, invece, sostiene che il “black” sia riferito al “venerdì nero” delle aziende, dovuto al fatto che i dipendenti si davano malati o prendevano un giorno di permesso per fare il ponte e godere di un weekend lungo, ma anche per andare a fare shopping e approfittare degli sconti, lasciando di fatto gli uffici vuoti. L’ultima ipotesi sostiene, invece, che il nero si riferisca ai registri contabili degli anni Sessanta: questi volumi venivano compilati a penna dai commercianti, i quali annotavano in rosso i conti in perdita e in nero quelli in attivo. Poiché durante i giorni degli sconti e delle promozioni tutti i negozianti guadagnavano molto, i registri si riempivano di conti scritti in nero: da questo fatto deriverebbe quindi il significato di Black Friday.

Quando inizia il Black Friday?

Il Black Friday inizia il venerdì che segue il Thanksgiving Day, ossia il Giorno del Ringraziamento, la tradizionale festa americana che ricorda l’arrivo dei Padri Pellegrini nel 1621 sulle coste di Plymouth in Massachusetts, a bordo della nave Mayflower. Questi portarono con loro i semi di alcuni prodotti coltivati in Europa ma il primo raccolto non fu buono; grazie all’aiuto dei nativi americani, però, in seguito i Padri Pellegrini capirono quali prodotti coltivare e in quale modo e quali animali allevare, nello specifico il granoturco e i tacchini. Il raccolto successivo fu dunque ottimo e per questa ragione fu istituita una giornata di ringraziamento a Dio per l’abbondanza ottenuta e per festeggiare il successo ottenuto. Da allora, ogni anno gli americani rievocano questo fatto celebrando il Giorno del Ringraziamento, durante il quale a pranzo si consuma il tacchino che, non a caso, è divenuto il simbolo di questa ricorrenza.

Il Thanksgiving Day cade il quarto giovedì di novembre di ogni anno, dunque il Black Friday è il quarto venerdì di questo mese. Questa giornata di sconti e promozioni apre la stagione natalizia e diventa l’occasione per iniziare a fare i regali di Natale.

Quanto dura il Black Friday?

Inizialmente, il Black Friday era programmato per la sola giornata di venerdì, poi è stato esteso a tutto il weekend successivo al Giorno del Ringraziamento. Da quando questa tradizione si è diffusa in tutto il mondo, però, la situazione è diversa in ciascun Paese: in molti casi, gli sconti iniziano con il Black Friday e si protraggono per diversi giorni, anche per una settimana o più.

Il Black Friday oggi

Negli ultimi anni questo periodo di promozioni si è evoluto, spostandosi sempre di più su internet. Ormai praticamente tutti i siti di e-commerce, da quelli di abbigliamento, fino a quelli di prodotti tecnologici, propongono delle offerte per il Black Friday: per questa ragione, tante persone programmano i propri acquisti nei giorni dedicati a questi sconti per riuscire a risparmiare, approfittando anche della comodità di comprare online e di ricevere i prodotti direttamente a casa, senza dover fare code per entrare nei negozi già pieni di clienti.

lunedì 26 agosto 2024

Dallo stile ai temi, i migliori libri di Annie Ernaux

Annie Ernaux, una delle più acclamate autrici contemporanee, ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama letterario con la sua scrittura unica e potente. Scopriamo di più sulla sua vita e sulle sue opere.

La vita di Annie Ernaux

Nata il 1 settembre 1940 a Lillebonne, in Normandia, Annie Ernaux è cresciuta in una famiglia operaia e ha trascorso la sua infanzia e adolescenza in un contesto sociale e culturale modesto, esperienze che hanno fortemente influenzato il suo lavoro letterario. Dopo aver studiato letteratura all'Università di Rouen, Ernaux ha intrapreso la carriera di insegnante. Nel frattempo, ha iniziato a scrivere e pubblicare i suoi primi romanzi.

La svolta nella sua carriera è avvenuta nel 1984, quando l’autrice ha vinto il prestigioso Prix Renaudot per il romanzo "La Place". Quest'opera autobiografica che racconta la morte del padre e la sua condizione di figlia di un operaio, ha attirato l'attenzione della critica e del pubblico, confermando il suo talento. Da allora, Ernaux ha continuato a scrivere una serie di romanzi autobiografici e opere sperimentali, esplorando numerosi temi. Oltre a quella di scrittrice, Ernaux ha portato avanti anche la sua carriera come insegnante di letteratura, tenendo conferenze e seminari in diverse istituzioni accademiche in Francia e all'estero.

Annie Ernaux: il Premio Nobel per la letteratura e gli altri riconoscimenti

Annie Ernaux ha vinto numerosi premi nella sua carriera di scrittrice. Ecco alcuni dei più importanti:

  • Prix Renaudot (1984): come anticipato, l’autrice ha vinto questo prestigioso premio per il suo romanzo "La Place".

  • Premio Strega europeo (2016): Ernaux ha ottenuto questo premio per il suo libro "Gli anni", una riflessione sulla sua vita e sulle trasformazioni sociali che ha vissuto.

  • Premio Marguerite Yourcenar (2017): questo premio le è stato assegnato per la carriera e per il significativo contributo alla letteratura contemporanea.

  • Premio Formentor de las Letras (2021): la scrittrice ha ricevuto questo premio internazionale per la sua eccezionale carriera letteraria e il suo impegno nell'esplorare le tematiche sociali attraverso la scrittura.

  • Premio Nobel per la Letteratura (2022): Ernaux è stata insignita del massimo riconoscimento letterario mondiale per “il coraggio e l’acutezza clinica con cui svela le radici, gli allontanamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”.

 

Lo stile dei libri di Annie Ernaux

Ciò che rende il lavoro di Ernaux così unico è la sua abilità di esplorare il tessuto sociale e culturale con la lente personale del sé. Attraverso una scrittura essenziale e senza fronzoli, con un linguaggio semplice e diretto, Ernaux rivela la bellezza, l’essenza e la complessità dell'ordinario. La sua prosa è caratterizzata da una sorprendente sincerità e da una ricerca costante di verità, che coinvolge il lettore in un dialogo empatico. Lo stile è documentaristico, con riferimenti a lettere, diari e ricordi personali che conferiscono a questi romanzi autobiografici un senso di autenticità e verità, fornendo al lettore la possibilità di osservare da vicino la quotidianità e le dinamiche sociali narrate. Complessivamente, dunque, lo stile di Annie Ernaux si caratterizza per la sua sobrietà e potenza evocativa.


Le tematiche affrontate nei libri di Annie Ernaux

La scrittura di Ernaux riesce a catturare l'attenzione del lettore, offrendo sempre un'analisi acuta e profonda delle dinamiche umane e della società contemporanea.

Questi sono i temi principali affrontati nelle sue opere:

  • Memoria e identità: memoria individuale e collettiva e il suo impatto sulla costruzione dell'identità.

  • Classi sociali: le disuguaglianze che ne derivano e l’influenza che queste hanno sull’identità e sulla vita dell’individuo.

  • Ruolo delle donne: esperienze delle donne nella società, le loro lotte, le aspettative sociali e le dinamiche di genere.

  • Trasformazioni sociali: i cambiamenti della società francese nel corso del tempo, dal punto di vista sociale, culturale, politico ed economico.

  • Relazioni familiari: le dinamiche familiari e intergenerazionali e il loro impatto sull'individuo.

  • Il linguaggio: il potere delle parole e la loro capacità di influenzare la nostra percezione del mondo e le nostre esperienze.

 

I romanzi più famosi di Annie Ernaux

Nella sua lunga e prolifica carriera, Annie Ernaux ha pubblicato tantissime opere di narrativa ma anche di saggistica. Tra i suoi romanzi più famosi, ricordiamo:

  • Il posto (1984): romanzo autobiografico in cui l’autrice analizza la complessa relazione con suo padre, un operaio che ha lottato per farsi strada nella società. Il libro affronta temi come la classe sociale, l'identità e la memoria, con uno stile lucido e potente che riesce a trasformare l’esperienza individuale in universale.

  • Una donna (1987): in questo romanzo, invece, Ernaux racconta la vita e la morte della madre, il suo rapporto con lei e l’influenza che questa figura ha avuto nella sua vita.

  • L'altra figlia (1991): questo libro parla di dinamiche familiari e umane, scaturite dalla scoperta casuale di un segreto terribile che segnerà per sempre la vita della protagonista.

  • Gli anni (2008): romanzo che traccia l'evoluzione della società francese dagli anni '40 fino al presente, esplorando la memoria collettiva attraverso frammenti di esperienze personali, eventi storici e riferimenti culturali.

 

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