martedì 26 marzo 2024

La storia dei dischi in vinile

 


Scopri come sono nati e come funzionano


I dischi in vinile hanno rivoluzionato il mondo della musica e sono ancora molto gettonati, nonostante oggi esistano nuove tecnologie per la riproduzione e l’ascolto di brani musicali. Scopriamo la loro storia e la loro evoluzione.

La storia del disco in vinile: i primi prototipi


Per iniziare, occorre accennare al processo che ha portato all’invenzione dei dischi in vinile. Ecco tutti i momenti salienti:

  • Nel 1857 Léon Scott brevettò il fonoautografo, uno strumento che utilizzava un diaframma vibrante e una puntina per registrare graficamente le onde sonore e trasformarle in tracciati su fogli di carta: lo scopo in quel caso non era l’ascolto, bensì la semplice analisi grafica del suono.

  • Nel 1877 Thomas Edison inventò il fonografo, uno strumento che funzionava in modo molto simile al suo predecessore, ma aveva anche lo scopo della riproduzione sonora. L’inventore provò inizialmente a registrare il suono su nastri di carta impregnati di cera. In seguito, mise a punto uno strumento composto da un rullo di ottone sostenuto da un asse filettato: sul cilindro era tracciato un solco a spirale e l’intera superficie del rullo era coperta da carta stagnola. Su questa carta veniva tracciata una linea dalla puntina collegata alla membrana vibrante che, in tal modo, imprimeva un tracciato delle onde sonore. In seguito, a questo strumento sarebbe stata aggiunta una membrana elastica che avrebbe consentito la riproduzione sonora.

  • Nel 1880 Chichester Bell e Summer Tainter presentarono un nuovo prototipo di fonografo che utilizzava la cera al posto della carta stagnola, oltre a un braccio snodabile che riduceva la pressione della puntina sulla superficie di cera. In seguito, l’ingegnere Emile Berliner ebbe l’idea di utilizzare un disco al posto del cilindro affinché, la puntina potesse muoversi più facilmente a destra e a sinistra, anziché in alto e in basso. Nacque così il grammofono che fu brevettato nel 1887.

  • Alla fine dell’Ottocento il grammofono fu migliorato nella struttura e nella velocità di riproduzione delle frequenze, fino ad arrivare ai giradischi e ai dischi veri e propri, che avevano il vantaggio di poter essere riprodotti in più copie. I primi dischi furono i 78 giri, realizzati in diversi materiali come il vetro, la lamina in metallo rivestita di cera e poi la gommalacca.

La nascita del disco in vinile


Dopo la Seconda Guerra Mondiale, anche a causa della ridotta disposizione di materiali come la gommalacca, i dischi iniziarono a essere prodotti in vinile. Il primo disco in vinile fu messo sul mercato nel 1948 dalla Columbia Records: l’evoluzione del 78 giri era un disco da 12 pollici, ossia di circa 30 centimetri di diametro. Rispetto al suo predecessore, il disco in vinile aveva un solco meno spesso e meno profondo e ruotava più lentamente, favorendo una registrazione più lunga, fino a mezzora a facciata nei 33 giri. Nacque così il “Long Playing”, ovvero l’LP, un supporto leggero, facilmente riproducibile e collezionabile che incontrò subito l’interesse degli artisti e il favore del pubblico.

Il primo LP disponibile nei negozi fu il “Concerto per violino in mi minore” di Mendelssohn; in seguito, tutti gli artisti iniziarono a pubblicare i propri lavori in vinile, anche perché questi potevano ormai contenere non più solo due canzoni, ma almeno dieci. Nel 1949 la RCA Records lanciò il primo 45 giri da 7 pollici di diametro e ben presto anche questo formato si diffuse in tutto il mondo.

Che materiale è il vinile?


Il disco in vinile è composto da un materiale gommoso di cloruro di polivinile, una sostanza plastica rigida ma versatile, flessibile e modellabile. Per produrlo viene stampato tramite pressa idraulica un primo disco di cera, successivamente verniciato con cloruro di stagno e argento e utilizzato come matrice per incidere i solchi e creare lo stampo definitivo. Il disco viene poi inserito in una pressa a caldo insieme alle etichette delle due facciate: la pressa gli conferisce la forma e incide i solchi definitivi; in seguito, dopo la pressatura e il raffreddamento, il disco viene rifilato con un apposito strumento che gli conferisce la forma definitiva.

Come funziona un vinile


La riproduzione del suono con i dischi in vinile è analogica e avviene tramite una puntina di diamante o di materiale sintetico che “legge” l’informazione sonora incisa sul disco tramite dei solchi. La rotazione del disco e le irregolarità del solco fanno vibrare la puntina e queste vibrazioni vengono elaborate dal fonorivelatore, un trasduttore montato su un braccio di lettura. La testina nel tempo è stata realizzata in vari modi, ossia con il sistema piezoelettrico (tramite cristalli che generano elettricità), con magnete mobile e con bobina mobile, strumenti che sfruttano l’induzione elettromagnetica per “leggere” gli spostamenti della puntina.

I dischi in vinile oggi


Gli anni Cinquanta e Sessanta sono stati gli anni d’oro del disco in vinile: tutte le più grandi band del mondo e i più grandi artisti devono molto a questo supporto che ha consentito al grande pubblico di acquistare la loro musica e ascoltarla ovunque con un giradischi. Negli anni Settanta il loro successo iniziò, però, a essere minato dalla comparsa delle musicassette che li sostituirono progressivamente, fino a quando, verso la fine degli anni Ottanta, la comparsa del compact disc ha rivoluzionato nuovamente il mondo della musica. Ben presto anche le musicassette sono state abbandonate a favore del CD e la produzione in larga scala del vinile è lentamente diminuita, fino a cessare del tutto negli anni Novanta in molti Paesi.

Oggi abbiamo la musica digitale, eppure sono ancora tanti gli appassionati che preferiscono i vecchi supporti alle nuove tecnologie. Dalla seconda metà degli anni duemila si è assistito a un vero e proprio revival del vinile: inizialmente i dischi sono tornati nei negozi come un prodotto di nicchia dedicato ai collezionisti. In seguito, invece, si è verificato un passaggio inverso da CD a vinile: nel 2021 il disco in vinile è tornato a essere il supporto musicale più venduto dopo tanti anni e ancora adesso è molto richiesto.

La produzione dei dischi ha così ripreso quota, soprattutto per quanto riguarda le ristampe, ma non solo, perché anche molti artisti attuali scelgono di realizzare i loro nuovi lavori in vinile, oltre che sui supporti più moderni. Sono sempre di più anche le persone che collezionano vinili d’epoca, al punto che alcuni esemplari oggi possono valere anche moltissimo.

Oltre che per il loro innegabile fascino vintage, se oggi i vinili riscuotono ancora tutto questo successo è dovuto anche alla tipologia di suoni che questi supporti sono in grado di offrire: le distorsioni, ossia le imperfezioni presenti nella riproduzione del suono in modo analogico, secondo molti esperti e appassionati renderebbero la musica più piacevole e più naturale, a differenza dei sistemi digitali che, invece, sono considerati da molti troppo freddi, seppur sicuramente più precisi. Inoltre, se puliti regolarmente e ben conservati, i dischi in vinile hanno una lunga durata e possono essere riprodotti da qualsiasi tipo di giradischi.

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